Freddi numeri. Addirittura gelidi se rapportati alla “fame” di salute che attanaglia l’intera provincia bruzia, da tempo alle prese con una drammatica carenza di servizi sanitari. Dati che, al di là delle “temperature”, fotografano alla perfezione i motivi dell’affollamento nei reparti e delle conseguenti difficoltà nel rintracciare posti letto per gli ammalati da ricoverare. Un’amara realtà che nelle ultime settimane sta facendo sentire ancora di più i suoi devastanti effetti. Iniziamo dai posti letto complessivi a disposizione dei due enti che amministrano e gestiscono la sanità nel Cosentino, cioè l’Azienda ospedaliera bruzia e l’Asp: la prima competente sui due nosocomi del capoluogo e sul Santa Barbara di Rogliano, la seconda titolare di tutta la rete territoriale dallo Jonio al Tirreno passando per il Pollino. L’Azienda ospedaliera di Cosenza, che ha nell’Annunziata il suo centro nevralgico, può contare su 572 posti letto. L’Azienda sanitaria provinciale mette invece a disposizione degli utenti 946 posti letto così suddivisi: 303 tra Corigliano e Rossano (considerati come un unico polo sanitario detto anche “spoke”); 243 a Castrovillari; 273 nello “spoke” Paola-Cetraro; 54 ad Acri; 53 a San Giovanni in Fiore; 10 ciascuno a Trebisacce e Praia a Mare. Al netto delle ipotesi riorganizzative nei cosiddetti ospedali di confine e di montagna – cioè quelle strutture maggiormente colpite dalla manovra sanitaria calabrese “lacrime e sangue” – e senza considerare i circa 600 posti letto nelle 12 cliniche della provincia accreditate con la Regione, queste sono le disponibilità su cui possono contare i quasi 800mila abitanti del Cosentino.
L'approfondimento nell'edizione della Gazzetta del Sud in edicola
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