Benedetto Garofalo non è in pericolo di vita. Chi gli ha sparato non voleva ucciderlo. Un colpo solo. Secco e preciso, a spezzare lo stinco. Per lasciare un avvertimento impresso a fuoco nella carne, forse per chiudere un conto, secondo l’ipotesi al momento privilegiata in ambito investigativo. I carabinieri della Tenenza di Cassano, che ieri mattina hanno raccolto dalla voce della vittima il racconto della storiaccia consumatasi tra gli agrumeti della Piana, indagano agli ordini del tenente Michele Fiorenzo Dileo per far luce sull’accaduto. Il fatto: tutto si verifica in contrada Corsi, poco dopo le 7. Nella contrada rurale sibarita Garofalo cura alcuni appezzamenti. È intento a piantare alberi d’ulivo quando vede avvicinarsi due uomini. A volto coperto, gli si parano di fronte: uno dei due estrae una pistola ed apre il fuoco, ferendolo alla gamba destra prima di dileguarsi col complice, lasciando il bersaglio a terra, in una pozza di sangue. Questo almeno riferisce il trentaquattrenne agli investigatori, che ne raccolgono le parole all’ospedale di Castrovillari, dove il giovane arriva a bordo di un’ambulanza del 118 per essere soccorso e poi sottoposto ad un intervento chirurgico necessario per estrarre il proiettile, rimasto conficcato nell’arto, e ridurre la frattura causata dal colpo.