Matteo Renzi ha scelto un abile sarto per sistemare le cose in Calabria. Un sarto in grado di ricucire quello strappo d’origine cosentina che continua a creare tanti imbarazzi in via Sant’Andrea delle Fratte, a Roma. E così il premier ha consegnato a Marco Minniti l’ago e la seta per rimettere insieme i brandelli di quel Pd sfilacciato dalle correnti che tenta faticosamente di muovere alla conquista di Palazzo dei Bruzi. C’è un candidato da indicare, un nome di partito e di coalizione da formalizzare prima di irrompere in campagna elettorale. Gli scenari sono fluidi e basta spostare una pedina per stravolgere lo scacchiere. Le soluzioni del rompicapo contengono tossine in grado di corrodere l’intero telaio al quale sono agganciate le alleanze dell’area di centrosinistra. Il capo del governo vorrebbe consegnare a Lucio Presta lo scettro di sfidante ufficiale di Mario Occhiuto. Nel ventre dei “rottamatori” si muovono correnti impetuose che agitano il cappio della discontinuità rispetto al passato. Quello di Presta sarebbe un volto nuovo per sganciare il partito da storiche incrostazioni e tradurre concretamente il processo di rinnovamento. Non è però semplice in questa fase complicata che rischia di trascinare il Pd nel mercato dei ricatti incrociati e delle mediazioni ad oltranza. Ci vorrebbe un’idea, anzi: una proposta. Sistemare antiche vertenze per consolidare la santa alleanza civica contro il “nemico” comune. E, allora, la sintonia con i generali diventa un requisito essenziale per guadagnare un orizzonte di agibilità più ampio nella scelta del candidato a sindaco di scuderia. E così dopo aver incanalato la scelta di un manager gradito a Nicola Adamo per la direzione dell’Asp, Renzi avrebbe dato mandato a Minniti per avviare la fase di disgelo tra Mario Oliverio e Carlo Guccione. Raccontano che il progetto per svincolare definitivamente il nome di Presta sia stato studiato a Lamezia, qualche giorno fa, nel retrobottega dei vertici ufficiali dedicati alla politica calabrese. Col consenso di Oliverio, presto si dovrebbe rimettere mano alla giunta regionale. Nella rosa a disposizione del governatore dovrebbe rientrare pure Carlo Guccione, “mister preferenza” alle regionali del 2014, disarcionato dopo l’uragano di “Rimborsopoli”. E con Guccione potrebbero far par parte della nuova squadra di governo anche altri “scontenti”. Una sorta di “risarcimento” per rinvigorire il senso dell’appartenenza offuscato dai “mal di pancia”. Tutto questo, in attesa di capire se rinunciare definitivamente alle Primarie (il 6 marzo, non è poi così lontano) e, soprattutto, cosa fare di un alleato forte come Enzo Paolini (piace ai gerarchi locali del Pd) che ha già preannunciato la sua volontà di riprovarci contro Mario Occhiuto. A differenza di cinque anni fa, però, Paolini potrebbe contare sui voti dei gentiliani che nel 2011 facevano parte della santa alleanza schierata sulla riva di centrodestra. Adesso, i gentiliani hanno spostato il loro asse, una transumanza che, secondo Paolini, in primavera potrebbe avere il suo peso sulla bilancia delle amministrative. Naturalmente, anche l’Occhiuto attuale è molto più popolare e forte di cinque anni fa. Andare alla guerra elettorale senza anticorpi col centrodestra significherebbe tornare a casa con le ossa rotte. Per questo, Renzi vorrebbe un partito e una coalizione bloccata su un solo nome. Il nome di Presta, ad esempio. E non solo. Il Pd proverà fino alla fine ad usare il grimaldello per scardinare il patto Morrone-Occhiuto. Il sindaco uscente, in questo momento, più che dell’avversario ufficiale che dovrà sfidare, ha già detto di temere le trame oscure dei “complottisti” che si sono già mossi utilizzando il Tg1 della Rai.