Ha un nome e un volto l’assassino di Annalisa Giordanelli, 53 anni, medico di base della cittadina tirrenica, trovata riversa in un pozza di sangue in località San Francesco. Dopo diverse ore, Paolo Di Profio, 46 anni, cognato della vittima ha confessato l’omicidio. L’uomo, infermiere con qualche piccolo precedente penale alle spalle, è in stato di fermo. Un delitto d’impeto, legato al contesto familiare. Di Profio, tenuto sotto torchio dall’alba, ha ammesso di aver ucciso con un “piede di porco” la donna. A lei imputava la fine del suo matrimonio. Quella separazione dalla sorella della vittima non riusciva ad accettarla. La svolta è arrivata in meno di ventiquattro ore dall’omicidio. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, si sono focalizzate sul 47enne. A lui i carabinieri del Comando provinciale, coordinati dal colonnello Fabio Ottaviani e quelli della Compagnia di Paola, diretti dal capitano Antonio Villano, sono arrivati dopo aver sentito, come persone informate sui fatti, alcuni parenti. Dai loro racconti sono emersi gli attriti tra l’infermiere e la vittima, dovuti proprio alle continue accuse rivolte alla donna dall’ex cognato. Tasselli importanti per risolvere il rompicapo si sono rilevate le registrazioni di due telecamere di videosorveglianza, che hanno ripreso la “Panda” del 46enne sia quando è arrivata in località San Francesco, che quando è sfrecciata via dalla zona di campagna. Qui, Annalisa Giordanelli, stimato medico di base, madre di due figli e moglie del geologo comunale, come ogni giorno stava facendo jogging. Un’abitudine che il cognato conosceva. Stando agli investigatori, Di Profio ha visto la vittima. L’ha affiancata con la macchina. È sceso per affrontarla. Parole forti, rimproveri per la separazione dalla sorella. Poi, l’infermiere, preso dall’impeto, ha aggredito l’ex cognata con la parte uncinata del “piede di porco”. Colpi alla fronte e poi alla nuca le ha inferto. Le ha fracassato il cranio e provocato una ferita vistosa alla fronte. La donna è caduta a testa in giù, sul marciapiede. Intanto, Di Profio, si è disfatto dell’arma, gettandola nella scarpata poco distante. Poi è salito in macchina. Ha fatto il tragitto a ritroso – gli occhi “indiscreti” della telecamera l’hanno ripreso – per raggiungere alla svelta casa. Qui si è tolto i vestiti, intrisi di sangue. Arrivati nell’appartamento dell’infermiere, i carabinieri hanno trovato gli abiti con le tracce ematiche, l’uomo avrebbe provato a lavarli per cancellare ogni prova. Ma invano. Una svolta alle indagini arriva anche dall’arma impropria: ieri mattina i carabinieri del Norm, diretti dal luogotenente Antonio Nappi, l’hanno trovata in una scarpata, non distante dal marciapiede dove è stata uccisa la Giordanelli. Dai rilievi tecnici, pare ci siano le impronte digitali dell’uomo, tracce ematiche e capelli della vittima. Messo alle strette, Di Profio nel tardo pomeriggio ha vuotato il sacco davanti ai carabinieri e ai sostituti procuratori della Repubblica di Paola, Sonia Nuzzo e Maria Camodeca. Per poi avvalersi della facoltà di non rispondere appena è stato raggiunto dal suo legale, Sabrina Mannarino. «Assunto la qualità di indagato, non ha più valore quello che ha dichiarato in precedenza. Non può essere usato», chiosa l’avvocato.