Se tre indizi fanno una prova, l’incendio che alle prime ore di ieri s’è portato via il “Cucaracha 2” pare una conferma: qualcuno vuole mettere le mani sulla città. Lo storico disco club da più di 20 anni attivo sul litorale sibarita, dal 7 novembre trasferitosi nella nuova sede agli ingressi del villaggio turistico di Marina di Sibari, all’alba di ieri si presentava come un ammasso di lamiere fumanti. Così, dopo gli attacchi incendiari agli stabilimenti balneari (tra gennaio e febbraio due volte in fiamme il lido “La Rotonda”, proprio a Marina) ed alle aziende agricole (un paio nel giro di una settimana), nel terzo filone di fuoco è stato risucchiato uno dei templi del divertimento. D’estate pieno zeppo di giovani ed anche d’inverno ogni sabato preso d’assalto da migliaia di persone. Quelle, ad esempio, che ieri erano attese alla serata già organizzata, con un plotone di dj pronti a riscaldare l’atmosfera sulle due piste, l’una dedicata ai balli caraibici l’altra riservata alla musica disco. E invece prima è arrivato il rogo. Doloso, senza dubbio: chi ha colpito lo ha fatto approfittando del buio, nella notte tra venerdì e sabato, aprendosi un varco nella recinzione che separa l’area ex Insud (dove nel giugno del 2014 celebrò messa Papa Francesco) dai terreni che ospitano il disco club e, appena un soffio oltre, un noto ristorante. Un viottolo lungo circa 300 metri, coperti a piedi lungo un sentiero sterrato, portandosi appresso liquido incendiario e cattive intenzioni. Ad agire almeno due persone. E poco dopo l’una sono gli automobilisti in transito sulla vicina “106” a notare i bagliori ed a lanciare l’allarme, spaventati anche da piccole esplosioni che si susseguono rapide nel giro di qualche minuto. Si pensa ad una bomba, ma a saltare in aria sono le bombole dei funghi da riscaldamento installati all’interno. Poco dopo arrivano i vigili del fuoco di Castrovillari e con loro i carabinieri della Tenenza di Cassano, ma nulla possono. Ed alla fine resta solo la conta dei danni. Non coperti da assicurazione, ingenti: secondo le prime stime, pari ad almeno 50mila euro. Ad andare in fumo attrezzature e merce, ma pure la struttura, per lo più in legno. Uno scenario desolante. Da rimanere senza parole. O quasi. «Ci rialzeremo più forti di prima», la risposta - tramite la pagina facebook - dei referenti della società che gestisce il “Cucaracha 2”. Il resto è materia di indagini: in assenza di minacce o richieste estorsive, nessuna pista viene esclusa. Ma il timore che dietro i distinti episodi possa esservi una regia unica resta forte. Inquirenti al lavoro, a capofitto. Per dare un nome a chi, in una terra dove non si muove foglia senza che i clan non vogliano, ha deciso di investire in taniche, benzina e fiammiferi pur di dettar legge. La propria.