La scorsa notte, un detenuto di origine italiana di 46 anni, con fine pena tra due mesi e ristretto nel carcere di Paola, in provincia di Cosenza, si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella, attraverso l'utilizzo di brandelli di una coperta. L'uomo aveva tentato altre volte il suicidio ed era sempre stato salvato dalla polizia penitenziaria. Purtroppo, questa volta, è riuscito a mettere in atto il suo proposito. Lo rendono noto Donato Capece, segretario generale del SAPPE, e Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto. "Nei giorni scorsi - rilevano con una nota - aveva anche provocato un incendio nella sua cella, per cui era stato necessario evacuare la sezione. Successivamente aveva anche rotto gli arredi della cella e utilizzato un pezzo di ceramica del lavandino, sempre per tentare di suicidarsi. L'uomo aveva più volte dichiarato di temere per la sua vita, tanto da pretendere di stare da solo in cella. E in ogni caso l'amministrazione aveva provveduto a togliere tutto ciò che potesse servire per tentare un suicidio, ma nonostante tutti gli accorgimenti possibili il detenuto è riuscito nel suo intento". Capece e Battista Durante evidenziano poi, sempre a proposito del suicidio, come "nonostante i tanti tentativi dei sanitari, l'uomo rifiutava ogni tipo di terapia". Bisogna ricordare che la polizia penitenziaria, evidenziano infine, ogni anno salva oltre 1000 detenuti che tentano di suicidarsi. La situazione carceraria piu' difficile, sottolineano fornendo dati oltre che su detenuti anche sul personale di polizia penitenziaria, e' in Calabria, dove, informa il segretario nazionale per la Calabria Damiano Bellucci "la carenza di agenti rende difficoltoso il lavoro della polizia penitenziaria. Necessiterebbe un incremento di almeno 200 agenti - afferma - per gestire al meglio gli istituti calabresi. A Palmi ci sono circa 10.000 giornate di congedo non fruito, a Crotone il personale sta protestando da mesi perché con circa 30 agenti devono gestire più di 150 detenuti, a Rossano è stata disposta la sorveglianza armata sul muro di cinta esterno a causa della presenza dei detenuti condannati per terrorismo internazionale", e tutto, rileva, "senza un adeguato incremento di organico mentre mancano anche i mezzi per trasportare gli stessi detenuti nelle aule di giustizia. A Catanzaro è stato poi aperto un nuovo padiglione detentivo e bisognerebbe aprire anche il centro clinico, ma - conclude - manca il personale di polizia penitenziaria" necessario per farlo entrare in attivita'.