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Cosenza, bilanci e determine sotto la lente

Cosenza, bilanci e determine sotto la lente

Numeri, cifre, conti, appalti, fatture, imprese. È il persistente sottofondo che risale dalle indagini della guardia di finanza che da mesi esplora l’ingranaggio di spesa pubblica, in tutte le sue versioni, utilizzato a Palazzo dei Bruzi. I detective cercano spunti per approfondire i temi di una inchiesta dai contorni ancora sfumati. Un’attività investigativa che ha come obiettivo la verifica dell’esistenza di un ipotizzato sistema che avrebbe garantito a ditte amiche di ottenere lavori (e soldi) col ricorso ai “cottimi fiduciari”. Una procedura straordinaria che sarebbe servita esclusivamente ad evitare l’evidenza pubblica richiesta dalle gare d’appalto ordinarie. È l’ipotesi che il procuratore aggiunto Marisa Manzini percorre da mesi, seguendo gli spunti offerti dalle denunce politiche dei “nemici” di Mario Occhiuto e della sua amministrazione. L’ex sindaco, però, si è sempre difeso sostenendo che con il suo governo, gli appalti-veloci sono scesi dall’82 al 37%. Dunque, a differenza di chi ha guidato Cosenza in passato, con lui la spesa pubblica relativa ai “cottimi fiduciari” si sarebbe ridotta di oltre il 50%.

Ci sarebbero, però, delle coincidenze a insospettire i pm. Dubbi legati, soprattutto, alla capacità di alcune ditte di moltiplicare il fatturato proprio grazie alla concentrazione dei contratti sottoscritti con il Municipio. Saranno allora gli incroci tra i bilanci delle singole imprese e gli accordi sottoscritti con l’amministrazione comunale a decriptare eventuali illiceità. Gl’investigatori dovranno ricostruire i percorsi di ciascun appalto, dalla chiamata alla determina sottoscritta dai dirigenti. Due manager di Palazzo dei Bruzi, in particolare, sono finiti nel tritacarne dell’inchiesta: Domenico Cucunato e Carlo Pecoraro. Sotto la lente dei detective della Tributaria ci sono numerosi atti firmati dai due funzionari. Carte, tante carte. Documenti di incarico e di liquidazione dei lavori. I pm leggeranno attentamente ognuno di quei fogli per verificare la correttezza di ciascun appalto. Occhiuto ha già detto di godere della massima stima dei due dirigenti e del suo ex capo di gabinetto, Carmine Potestio, che verrebbe inquadrato come il raccordo tra la parte politica dell’ente e le imprese chiamate a lavorare per il Comune. Domani Potestio, accompagnato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Nicola Carratelli, salirà al quarto piano del palazzo di giustizia cosentino per incontrare il procuratore aggiunto Manzini e chiedere di essere interrogato.

Tra le pieghe dell’inchiesta spuntano anche le dichiarazioni di due pentiti che sarebbero certi del ruolo di raccordo svolto da Potestio con le ditte. I pm, però, guardano altrove. Il cemento e i mattoni per costruire l’impalcatura delle accuse viene cercato proprio negli incarichi affidati a quelle che vengono indicate come “ditte amiche”. L’indagine che sta attraversando da mesi le stanze di Palazzo dei Bruzi punta a verificare l’esistenza dell’ipotizzato sistema dello spezzatino dei grandi appalti in “cottimi fiduciari” da dirottare solo verso alcune imprese. Tre in particolare sono finite in mezzo al terremoto giudiziario. Il sisma ha investito la “Medlabor” di Antonio Scarpelli, per le luminarie, e la Cmt di Francesco Amendola e la “Fratelli Amato”, di Antonio Amato, per interventi di vario genere. La Cmt sarebbe stata contattata per la fornitura delle transenne in occasione del Capodanno e successivamente per la visita del premier Matteo Renzi, in primavera, al centro “Cyber Crime” alle Poste vecchie. La “Fratelli Amato”, invece, si sarebbe occupata, ad esempio, della pulizia dei fiumi. Mario Occhiuto, proprio in riferimento al ricorso alla ditta di Amato ha spiegato che l’impresa in questione aveva già più volte lavorato per Palazzo dei Bruzi quando Cosenza era governata da altre amministrazioni.

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