Concorso esterno in associazione
mafiosa, voto di scambio e corruzione aggravata dal metodo
mafioso: con queste ipotesi d’accusa la Dda di Catanzaro ha
chiuso le indagini sul «Sistema Rende», l’inchiesta su presunti
intrecci tra politici ed esponenti del clan Lanzino Rua. Il 23
marzo erano finiti agli arresti domiciliari Sandro Principe, già
sindaco di Rende, ex sottosegretario al Lavoro, più volte
deputato, ex consigliere e assessore regionale, ex capogruppo
del Pd in Regione, l’ex primo cittadino Umberto Bernaudo, gli ex
assessori comunali Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi, tutti
del Pd, e l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli.
Arrestato anche Marco Paolo Lento, che avrebbe avuto il ruolo di
intermediario tra Mirabelli ed esponenti della cosca.
L’ordinanza era stata notificata in carcere agli elementi di
vertice del clan Adolfo D’Ambrosio, Michele Di Puppo, Francesco
Patitucci e Umberto Di Puppo.
L’avviso di conclusione indagini
è stato firmato dal nuovo procuratore Nicola Gratteri,
dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dal pm Pierpaolo Bruni.
Secondo i nuovi capi di imputazione Principe, Bernaudo e
Ruffolo si sarebbero accordati con gli uomini della cosca che «a
fronte del procacciamento di voti, dell’impegno elettorale e
della propaganda avrebbero ricevuto condotte amministrative di
favore». Condotte che sarebbero durate per oltre un decennio,
dal 1999 al 2011. In calce all’avviso di conclusione delle
indagini la Dda ha aggiunto che «l'azione penale non sarà
esercitata per gli episodi relativi alle competizioni elettorali
del 1999, 2004 e 2006» perché eventuali reati sarebbero già
prescritti.
Sempre ai tre esponenti politici si contesta il concorso
esterno in associazione mafiosa poiché avrebbero agevolato e
rafforzato la cosca ottenendo in cambio «il procacciamento di
voti con metodo mafioso» per elezioni comunali, per le
Provinciali del 2009 e per le Regionali del 2010. Tra le
condotte evidenziate dagli inquirenti c'è anche l’assunzione
nella cooperativa Rende 2000 del boss Ettore Lanzino. Secondo
l'accusa «Principe disponeva o comunque sollecitava, d’intesa
con Bernaudo, l’assunzione del capo clan e comunque ometteva di
attivarsi con riferimento a un eventuale licenziamento».
Secondo quanto si legge nel provvedimento, sarebbero altre 23
le persone assunte nella coop e ritenute contigue al clan. L’ex
consigliere regionale Mirabelli è accusato di aver promesso, per
il tramite di Lento, assunzioni in aziende private di soggetti
vicini a Michele Di Puppo in cambio del suo impegno elettorale.
A Gagliardi sono invece contestate la violazione delle norme
elettorali e la corruzione per aver favorito Adolfo D’Ambrosio
nella gestione del bar Colibrì di proprietà comunale.
Gli indagati adesso avranno venti giorni di tempo per
presentare memoria difensiva o chiedere di essere sentiti. Solo
dopo la Procura antimafia potrà procedere con l’eventuale
richiesta di rinvio a giudizio.