Un flagello. Le violenze fisiche e psicologiche consumate contro le donne si ripetono con cadenza quotidiana. In un solo anno nel nostro Paese le vittime di femminicidio sono state 59. Nell’area meridionale della Penisola la Calabria settentrionale sembra essere quella maggiormente colpita dal fenomeno. L’ultimo caso arriva da Cosenza dove un quarantaquattrenne, dipendente dell’Amaco (l’aziernda di trasporto pubblico locale), ha ridotto in fin di vita la moglie (sua coetanea) aggredendola selvaggiamente con calci e pugni. L’uomo, l’altra notte, per futili motivi s’è scagliato contro la consorte al culmine di un litigio. Agli insulti iniziali sono seguiti i pugni ed i calci davanti agli occhi terrorizzati dei due figli minori della coppia. La donna ha cercato disperatamente di difendersi e, urlando, ha attirato l’attenzione pure della madre che ha chiamato il 113. All’arrivo degli agenti della Volante e della Mobile, intervenuti sul posto sotto il coordinamento del commissario capo Giuseppe Massaro e del vicequestore Giuseppe Zanfini, la vittima è subita apparsa in condizioni preoccupanti. I poliziotti del questore Luigi Liguori hanno perciò richiesto l’immediato intervento di un’ambulanza. La donna è stata trasferita alòl’ospedale dell’Annunziata e ricoverata in prognosi riservata. Il marito, invece, è stato fermato e portato negli uffici della Mobile per essere interrogato. Il pubblico ministero Giuseppe Casciaro ne ha ordinato l’assegnazione agli arresti domiciliari in attesa del formale interrogatorio di garanzia davanti al Gip. Grazie alle testimonianze raccolte gli investigatori hanno ricostruito la dinamica dell’aggressione e accertato pure – e questa sembra essere la circostanza più inquietante – che il ricorso alle maniere forti da parte del coniuge fosse quasi abituale. L’indagato (del quale non riveliamo le generalità per tutelare i figli minori) ha fornito una versione dell’accaduto che non ha per nulla convinto il magistrato inquirente e che, soprattutto, cozza con le condizioni cliniche in cui versa la moglie.
L’ultima brutale azione condotta contro un donna nel cosentino risale a poche settimane addietro. Un pensionato ottantunenne, Leone Mario Vuoto, ha tentato di assassinare la convivente a colpi di mannaia e, convinto d’averla uccisa, s’è poi tolto la vita. Ma a parte i fatti di sangue suscita particolare impressione il numero delle denunce per stalker presentate alle forze dell’ordine nell’alta Calabria. In poco più di tre anni hanno superato le trecento unità a dimostrazione di una coazione psicologica costante sopportata dal genere femminile. Uomini ossessivi sottopongono ex partner ad una sorta di tortura psicologica, tempestandole di telefonate, pedinandole, facendo irruzione nei loro abituali luoghi di lavoro.
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