Calunnia e falsa testimonianza: queste le ipotesi di reato con cui la procura di Cosenza ha iscritto nel registro degli indagati suor Tania Alesci, la monaca di origine siciliana che accusò padre Fedele Bisceglia d’averle usato violenza. La religiosa ha dapprima sporto denuncia e poi deposto in tribunale contribuendo a far condannare in primo e secondo grado il frate e nove anni di reclusione. Un esame successivo delle sue dichiarazioni, disposto dalla Corte di Cassazione, ha invece poi portato alla celebrazione di un nuovo processo e all’assoluzione dell’ex frate divenuta definitiva nei mesi scorsi.
Il legale del sacerdote, l’avvocato Eugenio Bisceglia, che ha seguito tutta la evoluzione della vicenda giudiziaria (insieme con i colleghi Tommaso Sorrentino e Franz Caruso) ha formalizzato una denuncia contro la suora proprio per le dichiarazioni rese sia in fase di indagini preliminari che durante l’istruttoria dibattimentale. L’esposto ha determinato l’apertura di un procedimento penale che il procuratore capo, Mario Spagnuolo, ha affidato al pm Antonio Tridico. L’apertura di un’indagine è, ovviamente, un atto dovuto da parte della magistratura inquirente che dovrà adesso valutare con scrupolo i fatti denunciati.
Suor Tania, che non vive più da tempo in Calabria, dopo aver accusato il frate di abusi sessuali ripetuti compiuti nei suoi confronti ed aver tirato in ballo anche un ignaro magistrato, ha segnalato alle forze dell’ordine altri episodi. Tentativi di stupro avvenuti mentre padre Fedele si trovava detenuto, che sono risultati privi di riscontro all’esito delle investigazioni compiute dal Servizio centrale operativo della Polizia. I relativi fascicoli d’inchiesta aperti contro ignoti sono stati quindi successivamente archiviati.