È passato un mese e non ci sono ancora notizie sul povero Pietro Civale, lo stimato sindacalista dell’Ugl trovato morto nel letto del fiume Tevere lo scorso 25 Agosto. Un giallo che resta irrisolto, e che lascia nello sconforto più totale la sua famiglia, i figli, il fratello e la sorella e soprattutto gli anziani genitori che da giorni stanno attendendo nella loro casa di San Lorenzo Bellizzi, piccolo centro immerso nel Parco Nazionale del Pollino, l’arrivo del feretro del loro congiunto per l’estremo saluto. Nel piccolo borgo in molti si chiedono il perchè di questo ritardo, le motivazione che stanno spingendo i giudici capitolini a trattenere ancora la salma a Roma. Dubbi che assalgono parenti ed amici dello sfortunato segretario regionale dell’Agroalimentare Calabria, persona affabile, stimata ed apprezzata da tutti, al centro, sempre, di lotte, a favore dei lavoratori. Pietro Civale era una persona buona, ma vivace, uno che si batteva a più non posso, uno che se doveva gridare lo faceva senza tirarsi indietro, stando sempre dalla parte dei lavoratori, dei precari, degli operai, dei disoccupati. Le indagini vanno avanti, affidate al Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone che si è avvalso di tutte le testimonianze del caso, ad iniziare da quelle dei due diportisti che a bordo di una barca hanno notato tra via di Santa Passera e il Lungotevere degli Inventori la sagoma dell'uomo, assai conosciuto, apprezzato e stimato sia nel mondo sindacale, che nel mondo politico ed istituzionale, incastrata tra i rami di un albero. Resisi conto che si trattava di un cadavere i due amici hanno allertato con immediatezza le forze dell'ordine.