Cosenza

Venerdì 22 Novembre 2024

Maxi-raggiro immobiliare

Maxi-raggiro immobiliare

Cosenza

Una valanga di denunce definisce i contorni d’una maxi-truffa internazionale. Un gigantesco imbroglio che viaggia di continente in continente, tra l’Italia e gli Stati Uniti. La trama ricalca uno degli episodi più celebri e buffi della pellicola “Totò truffa ’62”, con i maestri dell’arte d’arrangiarsi all’italiana, Totò e Nino Taranto, capaci di vendere un bene storico come la “Fontana di Trevi” al danaroso italo-americano Decio Cavallo. Nella realtà di questa storia succede esattamente il contrario. È un abile italo-americano ad aver “bidonato” diciannove “paesani”. Un professionista che vive in Florida ma che è originario di Saracena. Un presunto “pataccaro” smascherato dai detective della guardia di finanza di Castrovillari, in collaborazione con l’Fbi americana. Una indagine che è stata coordinata dal capo dei pm di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Le vittime sono soprattutto professionisti ma ci sono anche impiegati, funzionari, e commercianti, di Saracena e Castrovillari. Tutti allettati dall’offerta di Leone Alfano, ingegnere ma all’occorrenza anche notaio. E tutti finiti nella stessa trappola. Il primo a crederci è stato un commerciante al quale Alfano avrebbe venduto, per conto di una società immobiliare americana, la “Golden Investment Reality Inc”, di cui lui sarebbe stato intermediario abilitato per transazioni immobiliari internazionali, una villetta all’interno di una zona residenziale di Orlando, negli States che avrebbe garantito una rendita mensile di circa 900 dollari che l’immobiliarista avrebbe puntualmente versato all’inconsapevole “paesano” per simulare l’avvenuto conseguimento del “rendimento” prospettato sull’investimento. Un’operazione allettante dal momento che avrebbe garantito una rendita annuale di circa diecimila dollari. In cinque anni l’investimento iniziale sarebbe stato interamente coperto. Dal sesto anno in poi sarebbe stato tutto guadagno. Una ghiotta esca. Tanti in paese sarebbero stati allettati dall’idea del business immobiliare all’estero. E, in molti ci avrebbero provato. C'è chi si sarebbe fatto persino un mutuo. Alfano mostrava e consegnava agli acquirenti contratti d’acquisto in lingua inglese, registrazioni (rigorosamente false) agli Uffici del Registro americani, i “quitclaim deed” e contratti di fitto, tutti fasulli. Diventavano tutti senza saperlo proprietari di niente. Sulla base dei documenti ricevuti, gli investitori versavano i loro risparmi sul conto corrente della ”Golden Investment Reality Inc”. Immediatamente, il pataccaro spostava il denaro su conto corrente di altra un’altra società, la “Orlando Trust investment Propierties”, intestata alla figlia e, successivamente, alla madre, per poterne schermare la provenienza illecita. Un meccanismo di raggiro secondo lo schema classico di truffa immobiliare o finanziaria detto “schema Ponzi” o “Madoff”, che avrebbe fruttato, complessivamente 2 milioni di euro. Ieri, le Fiamme gialle hanno eseguito il sequestro di due appartamenti nella disponibilità della madre di Alfano, per ordine del gip.

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Focus

La chiesetta fatta costruire in paese

L’ultimo imbroglio

Ingegnere o notaio che sia, Leone Alfano non si è dimenticato del suo paese. A Saracena raccontano un aneddoto che fa sorridere (l’unico a piangere è chi ci ha rimesso i quattrini). L’immobiliarista italo-americano avrebbe incaricato un imprenditore del posto per la realizzazione d’un cappella votiva dedicata a Santa Barbara, in via Stanislao Lamensa, proprio nel centro del paese. Un’opera puntualmente realizzata e mai effettivamente pagata. Già, perchè nei vicoletti di Saracena si narra che il finanziatore locale della cappellina stia ancora aspettando i dollari americani di Leone Alfano. Soldi che, probabilmente, alla luce di quanto emerso dall’inchiesta della guardia di finanza, non arriveranno più.

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