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Cosche ormai
in ginocchio a Paola

Cosche ormai in ginocchio a Paola

Una rinascita troncata sul nascere. Mario Serpa era pronto a tornare. Per andare a comandare una cosca allo sbando. “Tela del ragno” ha tagliato quei ponti che stavano per essere ricostruiti dalle mani sapienti degli attuali reggenti. La guerra di mafia che ha interessato Paola e il suo hinterland e durata oltre trentacinque anni è stata decapitata grazie soprattutto al coraggio di un magistrato. Eugenio Facciolla, procuratore capo a Castrovillari, già applicato della Dda e sostituto procuratore fino al 2012 a Paola, in questa inchiesta ci ha messo anima e sangue. C’era appunto da lavare quel sangue versato dalle vittime innocenti. Una mafia che senza discriminazioni alcuna negli anni ’80 e ’90 ha fatto cantare pistole e fucili. Una mafia che proseguito la sua mattanza fino al nuovo secolo, questa volta, però, soprattutto per falciare i rivali dei clan opposti. Una mafia crudele. «Senza scrupoli» per dirla con le parole di Facciolla. Le condanne in primo grado (a Paola per l’associazione e gli altri reati) e in Assise (a Cosenza per sette omicidi) sono importanti. Non di meno quelle a Catanzaro per coloro i quali hanno optato per gli abbreviati. Nel capoluogo di regione la condanna più alta di 10 anni e 4 mesi, è comminata nei confronti di Mario Scofano, Pasqualino Besaldo, Domenico La Rosa e Sergio Carbone, mentre Vincenzo La Rosa, Gennaro Bruni, Domenico Cicero ed Ettore Lanzino vengono condannati a 10 anni.

È seguito quindi il giudicato di Paola dove l’ex capo clan Mario Serpa si è beccato 20 anni, mentre la reggente Nella Serpa 18. Ma è da Cosenza che giunge lo smacco al clan: 11 ergastoli. Tra i fine pena mai ci sono Nella Serpa, Francesco Tundis, Fabrizio Poddighe, Giovanni Gravina, Mario Martello menti e bracci armati della ndrangheta locale. Sono sette gli omicidi dibattuti: Salvatore Imbroinise, Carmine Chianello, Giovanni Serpa, Pietro Serpa, Luciano Martello, Rolando Siciliano e Luigi Sicoli.

C’é all’interno del clan uno spartiacque importante che porterà all’inchiesta. Un momento in cui Giuliano Serpa abbandona il comando. E come spiega lo stesso Facciola «c’è un preciso momento temporale che vede affacciarsi sulla scena del crimine organizzato, assumendo le redini, il controllo diretto, gestionale, operativo, criminale, mafioso, Nella Serpa». E Giuliano allora va quindi a collaborare con la giustizia. È diventa un bersaglio vivente. “Tela del Ragno” proseguirà in aula nei prossimi giorni per la discussione agli appelli al rito ordinario. Il pm oltre alle conferme delle condanne in primo grado ha chiesto per Francesco Tundis il riconoscimento dell’aggravante mafiosa e la condanna a 24 anni di reclusione; nei confronti di Antonio Buono la condanna alla pena di 12 anni; Gennaro Ditto conferma della pena irrogata in primo grado (ergastolo); Salvatore Valerio Crivello 17 anni di reclusione; Mario Martello 12 anni e 3 mesi; Ilario Pugliese (riconoscimento dell’aggravante mafiosa) 12 anni; Alessio Martello 16 anni; Francesco Martello 12 anni e 6 mesi; Giuseppe Lo Piano 17 anni; Pino Francesco Trombetta (aggravante mafiosa) 12 anni, Umile Miceli 10 anni; Mario Serpa 21 anni; per Giancarlo Gravina si chiede la condanna alla pena di 14 anni di reclusione.

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