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Un territorio rimasto
senza “capi”

Un territorio rimasto senza “capi”

Le cosche senza i vecchi “capi”. L’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro contro i trafficanti di droga del Rossanese tende a depotenziare finanziariamente il “sistema” criminale che vede alleate in funzione militare e finanziaria tre ’ndrine da sempre ricadenti sotto l’egida del “crimine” di Cirò. Si tratta, in particolare, delle consorterie attive a Rossano, Corigliano e Cassano. La magistratura inquirente, guidata da Nicola Gratteri, sta colpendo in una porzione della Calabria settentrionale ionica nella quale i padrini storici appaiono al momento fuori gioco: Nicola Acri, detto “occhi di ghiaccio”, boss di Rossano, è stato condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Antonio Forastefano (1999) e si trova recluso in regime di 41 bis; Franco Abbruzzese, inteso come “dentuzzo”, padrino di Cassano, sta scontando il carcere a vita per il medesimo delitto e per l’assassinio di Giovanbattista Atene (1999) e vive in regime detentivo speciale; Tonino Forastefano, chiamato “il diavolo”, pure lui di Cassano, deve scontare la condanna definitiva inflittagli a conclusione del maxiprocesso “Omnia” a 16 anni di reclusione. Forastefano, dopo aver iniziato una collaborazione con i giudici antimafia, è stato successivamente sbattuto fuori dal programma di protezione. Maurizio Barilari, indicato come padrino di Corigliano, è stato invece condannato in via definitiva per associazione mafiosa a 19 anni e sei mesi a conclusione del maxidibattimento “Santa Tecla” ed è pure lui ristretto al 41 bis.

L’area ionica del Cosentino appare dunque al momento governata dalle cosiddette “seconde file”, fatta eccezione per Luigi Abbruzzese, figlio di “Dentuzzo”, latitante da più di un anno. La presenza della ’ndrangheta appare, tuttavia, ancora estremamente afflittiva e pressante ed è per questo che l’azione di contrasto condotta dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e dal pm Saverio Vertuccio è destinata a subire un ulteriore incremento. I pubblici ministeri, d’accordo con il procuratore capo Gratteri, lavorano per ricostruire le possibili infiltrazioni criminali avvenute nelle amministrazioni pubbliche e nel settore imprenditoriale. L’attenzione della procura distrettuale del capoluogo di regione verso l’area della Sibaritide è sempre stata, peraltro, sempre alta. Una delle prime imponenti operazione antimafia condotte in Calabria si sviluppò proprio in quest’area nel lontano 1995. Si trattava della monumentale maxinchiesta “Galassia” di cui fu anima e motore l’attuale sostituto procuratore generale di Catanzaro, Salvatore Curcio, che in questi mesi si è occupato proprio delle pene definitive inflitte a Forastefano, Acri e Abbruzzese.

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