Nuovi barbari infestano la Calabria settentrionale. Seminano morte e terrore, uccidono donne e bambini, condizionano l'economia, stritolano i commerci con il racket e l'usura, vendono droga agli adolescenti, compiono belluine vendette. Edda Costabile, 77 anni, e la figlia Ida Maria Attanasio, 52, non immaginavano che i “barbari” volessero le loro vite. Una famiglia di solide tradizioni borghesi alle spalle; una condotta sempre esemplare mantenuta nel paese di residenza, San Lorenzo del Vallo; la passione per l'insegnamento e la cultura umanistica: madre e figlia, due donne normali sposate a due uomini per bene, ieri mattina avevano deciso di andare al cimitero per pulire la cappella in vista della ricorrenza dei defunti. Lì sono inumate le spoglie di Franco Attanasio, fratello di Ida e figlio di Edda, morto prematuramente trent'anni addietro. La sua tomba, nel maggio scorso, era stata prima danneggiata e poi data alle fiamme. Era accaduto dopo che un altro fratello, cui fu dato il nome del giovane scomparso per perpetuarne la memoria, aveva confessato d'essere l'autore d'un omicidio. Un delitto efferato compiuto a Rende il 26 aprile 2016. Franco Attanasio junior, agente immobiliare con il pallino degli affari e la passione per il tirassegno sportivo, aveva ucciso in un piccolo appartamento della zona universitaria il compaesano Damiano Galizia, 31 anni, di cui era debitore per decine di migliaia di euro. Il finanziatore reclamava la restituzione del prestito e Attanasio, al culmine d'un diverbio, l'ha ammazzato. Poi ne ha avvolto il corpo in un tappeto ed è scappato. Dopo quattro giorni, preso contatto con la Polizia, ha fatto ritrovare la salma svelando, quasi contestualmente, l'esistenza di un arsenale celato all'interno d'un garage posto in un altro stabile e del quale aveva la disponibilità. Edda e Ida nulla sapevano degli affari del congiunto che si trova da allora detenuto nel carcere di Reggio Calabria. La loro era sempre stata una esistenza assolutamente lineare. Per questo, pure dopo l'incendio del sepolcro, hanno continuato a fare le cose di sempre. Così è stato domenica mattina. Alle 10,30 stavano per lasciare insieme il camposanto dopo aver acceso i lumini e messo i fiori davanti alla foto di quel bel ragazzo di cui, nonostante gli anni trascorsi, sentivano ancora la nostalgia. Ida Maria stava dicendo l'ultima preghiera con la mano destra poggiata sulla lapide dedicata al fratello, mentre la madre, Edda, era davanti all'ingresso della cappella. Il barbaro sicario, spalleggiato da un altrettanto barbaro complice, è comparso all'improvviso brandendo una pistola calibro 9 corta. A volto scoperto aveva già attraversato tutto il cimitero. Tutti dovevano vederlo, tutti dovevano capire e tutti dovevano poi stare zitti. Edda non ha fatto in tempo ad urlare che le ha scaricato sei pallottole in faccia. Ida, terrorizzata, ha tentato una disperata fuga lasciando la cappella di famiglia da un'uscita secondaria. L'assassino e il complice l'hanno inseguita per una ventina di metri e la donna, dopo aver perso una scarpa nella folle corsa verso la salvezza, è stata raggiunta e giustiziata con due colpi di pistola alla nuca. I due barbari hanno quindi lasciato la scena del crimine a passo svelto mentre la gente attonita cercava riparo dietro i muri perimetrali ed i cancelli delle tante cappelle. Tutti hanno visto e sentito, nessuno ha parlato. Dice il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che ha assunto la direzione delle indagini: «Nel cimitero c'era tante gente. Chi ha visto collabori, anche in forma anonima chiamando le forze dell’ordine. Quello che è accaduto potrebbe succedere anche a chi era presente, perché ha visto gli assassini. E nessuno lo potrà proteggere se non parla». Come dargli torto? A San Lorenzo, nel febbraio del 2011, altre due donne sono state massacrate con eguale ferocia: si chiamavano Rosellina Indrieri, 45 anni, e Barbara De Marco, 25, madre e figlia. La loro colpa? Erano rispettivamente cognata e nipote di un uomo che aveva ucciso il figlio d'un boss.