San Lorenzo del Vallo era rimasta lontana per anni dal delirio criminale della Sibaritide. Lontana dai kalashnikov e dalle lupare. Ma poi le cose sono cambiate, sono cresciuti gli interessi della criminalità per gli affari sporchi e il paese è entrato nei possedimenti della ’ndrangheta. Qui comandava e comanda un solo uomo, un uomo d’onore, Franco Presta, in carcere dopo un paio d’anni trascorsi alla macchia. Qui oggi decidono i suoi reggipanza che governano su tutto, anche sulla vita e sulla morte. Gli ultimi cadaveri sono quelli di due donne, di una mamma e di una figlia massacrate nel cimitero. Due donne uccise davanti a un centinaio di testimoni. Cento persone senza occhi e orecchie, schiacciate dalla paura, soffocate dall’omertà. In tre avevano detto e non detto qualcosa, farfugliato un nome, un nome solo, di uno del posto. Ma poi hanno taciuto, spaventati. Del resto, qui erano già state assassinate altre due donne. Cinque anni fa, i killer entrarono nella casa di Rosellina Indrieri e di sua figlia Barbara De Marco e le sterminarono. I loro nomi non dicevano molto. Anzi, non dicevano nulla. Erano solo imparentate con l’uomo che aveva ucciso il figlio del boss. Un legame di sangue pagato con la vita. Anche i nomi di Edda Costabile e della figlia Ida Maria Attanasio non significavano niente prima di maggio. Sono state giustiziate solo per essere la mamma e la sorella di Franco Attanasio, l’uomo che aveva dato in fitto all’amico Damiano Galizia un box garage a Rende che era stato trasformato in una santabarbara. Lì, gli sbirri non sarebbero mai arrivati. E, invece, sappiamo com’è finita. Le armi le ha trovate la polizia dopo una “soffiata” e Galizia è stato ucciso da Attanasio, ufficialmente per un debito non onorato.
Queste storie di morte hanno cambiato San Lorenzo del Vallo. Oggi è una casbah dove è diventato difficile sopravvivere, con donne condannate a morte e uomini senza parola. E in questa casbah, ieri mattina, sono entrati il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, i carabinieri del Reparto provinciale e i poliziotti della Mobile. Decine di uomini in divisa hanno portato via prendere un uomo, Luigi Galizia, fratello di Damiano, sparito misteriosamente subito dopo quella carneficina al Camposanto e riapparso, a distanza di sette giorni, altrettanto misteriosamente. Inizialmente era ricercato solo per essere sentito in qualità di persona informata sui fatti. Il procuratore Facciolla voleva sapere da lui tutto sui rapporti tra il fratello e Attanasio, sulla lite mortale, sulle armi. Da ieri sera, invece, Galizia è formalmente indiziato di delitto, sospettato d’essere stato lui a impugnare la rivoltella utilizzata per sterminare le donne. Il decreto di fermo è stato vergato ieri sera, dal capo dei pm castrovillaresi e dal sostituto Giuliana Rana. Dentro quelle pagine sono condensati i sospetti di una indagine che i carabinieri del colonnello Fabio Ottaviani e i poliziotti del questore Luigi Liguori hanno sviluppato in queste tre settimane. Da una parte i detective del Reparto provinciale, guidati dal colonnello Milko Verticchio, dall’altra gl’investigatori della Mobile, agli ordini del vicequestore Giuseppe Zanfini, sono partiti da quell’ultima domenica di ottobre per cercare di sapre tutto e niente di quel massacro. Sono stati immaginati i mandanti, ipotizzato l’esecutore. Poliziotti e carabinieri sono stati costretti a ripercorrere gli avvenimenti per poter raccontare cosa ci fosse realmente dietro quell’agguato. I sospetti sono diventati certezza nelle teste degli inquirenti grazie al dato balistico affiorato dallo studio del professor Aldo Barbaro, uno specialista che da mezzo secolo esplora le scene del crimine. Proprio il cattedratico reggino ha fornito una possibile chiave di lettura del duplice omicidio: le pallottole che uccisero madre e figlia sono le stesse del munizionamento rinvenuto sei mesi prima nel covo di Rende. Dunque, ci sarebbe un filo sottilissimo che legherebbe l’arsenale al duplice omicidio. Il resto potrebbe averlo svelato lo stesso Franco Attanasio che, all’indomani della strage, avrebbe incontrato segretamente in carcere il procuratore Facciolla.