Un lungo e commosso applauso spontaneo, ieri pomeriggio poco dopo le 15, ha salutato l’uscita della bara bianca con il feretro di Valentina Bombarola dall’abitazione di famiglia, alle porte del centro storico coriglianese. Quando la bara della sfortunata ventenne - che ha perso la vita sabato mattina durante il tragico e ormai noto incidente accaduto sulla Ss 106 - ha varcato la soglia di casa, la disperazione dei familiari in primis ha lasciato spazio alla rabbia, sentimento comprensibile se si pensa alla dinamica che, proprio sotto Natale, quasi fosse uno scherzo del destino, ha strappato questa giovane vita all’affetto dei suoi cari. Le urla di dolore di chi a Valentina ha voluto bene quand’era in vita hanno letteralmente “tagliato” il silenzio rispettoso e al tempo stesso surreale dei momenti che hanno preceduto il corteo funebre, tanto da non lasciare spazio a dubbi sull’entità concreta della tragedia che un po’ tutta l’intera comunità di Corigliano s’è trovata a subire. In un clima di sincera commozione, la bara è stata accompagnata a spalla sino alla chiesa di Sant’Antonio, dove il già nutrito corteo s’è unito alla tantissima gente che aspettava dentro la chiesa e nella zona antistante. Quando don Gaetano ha dato inizio alla funzione funebre, non c’era più posto né a sedere né in piedi nella chiesa coriglianese, tanto che molte persone sono rimaste ad attendere fuori. Un tributo, quello espresso alla sfortunata ventenne, che la città ha voluto concedere in maniera spontanea, poiché Valentina non era una ragazza che amava mettersi in evidenza né era avvezza alla vita mondana. Lo stile di vita che conduceva era sobrio, fatto di cose importanti come la relazione con il suo fidanzato, la famiglia, il lavoro, il volontariato. Eppure ai funerali tenutisi ieri nel centro storico è accorsa tanta gente, proprio perché certe tragedie colpiscono al cuore e, in un certo senso, appartengono a tutti. Corigliano s’è così stretta attorno al dolore della famiglia Bombarola, in silenzio e con rispetto. Alle esequie c’era una rappresentanza dell’amministrazione comunale – che ha decretato il lutto cittadino per tutta la durata della funzione religiosa per Valentina – così come c’erano le sue colleghe infermiere, visto che la giovane faceva anche volontariato presso il nosocomio cittadino. Tra la gente presente, una frase è stata ricorrente, mormorata quasi come un ritornello: com’è potuto accadere? Resta infatti ancora incerta la dinamica che fatto precipitare nelle acque del torrente Missionante il pullman sul quale Valentina viaggiava per andare a lavoro nella zona industriale. Le “ipotesi” che ieri pomeriggio si rincorrevano tra i presenti era tante e di ogni genere, ma è ovvio che saranno gli inquirenti a chiarire ogni cosa, sentendo l’autista – per il quale è risultato negativo l’alcol test – gli altri due passeggeri e qualsiasi altro testimone possa aver visto qualcosa circa la manovra diabolica che ha portato il bus a sfondare il guardrail e a schiantarsi sotto il ponte, lasciando il corpo di Valentina senza vita.