Il nome e il cognome d’un uomo. L’anno di nascita, il 1967, e il luogo, Francavilla Angitola, nel Vibonese. E, poi, la data di morte, giovedì scorso, nell’ospedale dell’“Annunziata”. In mezzo al foglio due righe per certificare la probabile causa del decesso. Ma l’exitus non convince i parenti e la loro denuncia dilata i confini del contenzioso nel quale è impantanata la sanità pubblica.
L’ultimo decesso finito all’attenzione della magistratura è quello di Vincenzo Parisi, 49 anni, marito e padre di due figli. Era caposquadra dei vigili del fuoco a Vibo e, nei giorni scorsi, era entrato con le sue gambe nella divisione di Ortopedia per sottoporsi a un intervento programmato.
Le sue condizioni di salute, però, hanno subito un inatteso peggioramento e l’uomo ha lasciato le corsie dell’“Annunziata” in una bara. Dall’esposto presentato dai parenti affiorano i sentimenti di dolore per la perdita della persona cara che si intrecciano alla rabbia che reclama verità. E ci sono, soprattutto, tanti sospetti, pur senza attribuire precise responsabilità ai sanitari che hanno avuto in cura il quarantanovenne vigile del fuoco.
I congiunti della vittima hanno chiesto che sia fatta chiarezza sulle condizioni cliniche che hanno determinato l’improvvisa morte di Vincenzo. Vogliono sapere se in ospedale sia stato fatto davvero tutto il possibile per salvare la vita del loro caro. Il capo dei pm, Mario Spagnuolo, ha già disposto un’inchiesta ordinando l’acquisizione della cartella clinica e dei diari terapeutici. Questa mattina, poi, verrà affidato a un consulente tecnico l’incarico per l’autopsia che dovrà rivelerà le cause del decesso.
Nel registro degl’indagati sarebbero stati iscritti i nomi di quei sanitari che si sono alternati al capezzale del caposquadra dei vigili del fuoco deceduto. Si tratta di un atto dovuto a tutela degli stessi camici bianchi che potranno così nominare propri esperti che potranno seguire da vicino le varie fasi dell’inchiesta. L’indagine sul cadavere è finalizzata a ricavare elementi utili all’inchiesta. Servirà, in altre parole, a stabilire non solo le esatte cause della morte dell’uomo ma, soprattutto, se l’evento possa essere, in qualche modo, riconducibile a ipotetiche condotte negligenti.