In Calabria è in atto una rivoluzione. Le donne di boss e picciotti vogliono strappare i loro figli alla vita maledetta condotta all’interno dei clan. Sembra incredibile ma le coe stanno così. Scriveva Corrado Alvaro: «Una mamma può cambiare la storia di un uomo». E il “maestro” di San Luca non si sbagliava, almeno a sentire Antonio Marziale, dall’aprile dello scorso anno Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Calabria. E’ lui a raccontare cosa sta accadendo nelle famiglie mafiose. «A Reggio Calabria il presidente del Tribunale dei Minori, Roberto Di Bella, sta sottraendo i figli alle famiglie di ‘ndrangheta.. Inizialmente pensavo fosse una scelta errata e mi sono contrapposto, perché ritenevo fosse deleterio lasciare un bambino lontano dalla madre, mentre mi sembrava inutile allontanare un adolescente che era ormai già impregnato di subcultura mafiosa. Nominato Garante garante ho incontrato il presidente Di Bella e verificato ciò ch sta realmente accadendo senza che nessuno ne parli: ci sono mamme che sono ogni giorno dietro la porta di questo magistrato pregandolo di allontanare i loro figli dai nuclei parentali di origine.Ho poi letto le lettere che questi ragazzi “salvati”poi mandano a Di Bella per ringraziarlo. Molti strappati dall’ambiente criminale lavorando nel volontariato, operano accanto e per conto di con Libera. E’ la prima volta nella storia giudiziaria e culturale di questa regione che si raggiunge un risultato tanto importante e concreto in tema di lotta alle cosche. Non siamo di fronte a una marcia, un convegno, uno slogan o uno striscione ma ad una pagina straordinaria d’impegno che tende a levare il futuro alla mafia più potente del mondo.Domani non ci saranno più figli disposti a prendere il posto dei padri perché sono stati educati ad una esistenza diversa. Sono stato sentito su questo tema dalla Commisione giustizia del Senato, grazie al presidente Nico D’Ascola, ed i quella sede ho avversato con tutte le mie forze la chiusura deiTtribunali per i minori della Calabria previsto dal decreto del ministro Andrea Orlando. Se l’ipotesi paventata dovesse diventare realtà il metodo adottato dal presidente Di Bella morirà con la chiusura dell’ufficio giudiziario. Non posiamo consentirlo, né permettercelo».
Ma quali sono le ragioni che spingono un adolescente in Calabria a scegliere la strada del crimine?
«In primo luogo l’emulazione dei congiunti: questi minori ritengono che il mondo rappresentato dai comportamenti dei parenti più stretti garantisca affermazione sociale, potenza economica, rispetto e considerazione. In secondo luogo vi sono minori che delinquono ritenendo che il ricorso alla sistematica consumazione di reati possa garantire loro una forma di affermazione. Lo stato fino ad oggi non ha dimostrato nulla che possa risultare più affascinante di quello che il crimine mostra. Povertà, sacrifici e ingiustizie li spostano verso l’altra parte».