Cosenza
Gli “infaticabili”: medici, infermieri e impiegati in servizio in una struttura sanitaria pubblica. Precisamente negli uffici decentrati di Rogliano dell’Asp. “Infaticabili” – come pochi – nel marcare la presenza al lavoro e poi fare tutt’altro. C’era chi andava a fare la spesa, chi leggeva il giornale in auto, chi accompagnava i figli a scuola, chi trascorreva le ore del mattino davanti alle slot machine, chi preferiva stare nel proprio studio privato piuttosto che accogliere i cittadini-utenti. L’azienda sanitaria provinciale di Cosenza brillava quotidianamente per le assenze dei propri dipendenti. E la gente del Savuto – area famosa nell’antichità per i vini forniti alla Roma imperiale – ha così cominciato a borbottare. E il borbottio ha finito con l’arrivare alle orecchie d’un giovane e bravo capitano dell’Arma, Giovanni Caruso, che non ha preso la questione sottogamba. Con i suoi carabinieri, infatti, s’è messo a fare appostamenti scoprendo subito che i borbottii della gente erano più che giustificati. In quegli uffici i dipendenti (non tutti) entravano e uscivano con una tale velocità da lasciarli sempre sguarniti. Redatto un rapporto, l’ufficiale l’ha presentato prima al suo comandante, il colonnello Fabio Ottaviani e, con il conforto e lo sprone del diretto superiore, alla Procura della Repubblica diretta da Mario Spagnuolo. Com’è finita? Malissimo per gli “infaticabili”. Perché il pm incaricato di seguire l’indagine, Giuseppe Cava, e il procuratore aggiunto, Marisa Manzini, hanno delegato i militari a installare telecamere nascoste dappertutto ed a pedinare i sospetti assenteisti. Il risultato è stato un “kolossal” investigativo con 6000 ore di filmati girati in presa diretta e oltre 200 servizi di osservazione eseguiti in poco più di cinque mesi. Il materiale raccolto è confluito in un faldone d’inchiesta che, dopo la formulazione dei capi d’imputazione, è stato trasmesso al gip, Giuseppe Greco. Il magistrato, lette le carte e visionate le immagini che dimostravano ben 725 casi di allontanamento ingiustificato dal luogo di lavoro, ha emesso 18 misure cautelari. Nello specifico: 4 misure interdittive della durata di un anno nei confronti di 2 dirigenti medici, un infermiere capo e un assistente sociale; e 14 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Presentazione da compiere, ogni giorno, alle 7,30 e alle 14,30. Per effetto d’una sorta di nemesi giudiziaria gli “infaticabili” dovranno perciò “timbrare” il cartellino non più in ufficio ma in caserma. Il procuratore Spagnuolo, l’aggiunto Manzini e il pm Cava avevano addirittura chiesto l’arresto degli indagati. Adesso, trasmetteranno gli atti d’inchiesta alle strutture governative competenti per l’adozione dei provvedimenti del caso. Per i cosiddetti “furbetti del cartellino” i tempi stanno diventando sempre più duri.
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