Il matrimonio è un sogno sempre più lontano. Crisi valoriale, difficoltà economiche, aspettative e apprensione da parte delle famiglie: in città slitta di dieci anni il giorno del fatidico sì, con un innalzamento significativo dell’età in cui si decide di convolare a nozze. Una sorte che viene condivisa con il resto d’Italia e stando alle elaborazioni di “Tuttitalia”, a Cosenza, nel 2006, 4.095 residenti tra i 40 e i 44 anni erano sposati. Oggi bisogna guardare alla fascia d’età tra i 50 e i 54 anni per avere più o meno lo stesso dato (esattamente 4.171) di persone coniugate. Un cambiamento che proviene dallo stile di vita e dalle aspettative che ciascuno costruisce per sé: si finisce tardi l’università, si è precari più a lungo e proprio l’incertezza del lavoro rende difficile la decisione di sposarsi.
«Rintraccio tre motivi fondamentali per cui si tende a sposarsi sempre più tardi – dice Eugenio Peluso, medico – per mancanza di autonomia economica, perché si fa la scelta di realizzarsi prima professionalmente e, poi, anche per il timore di vincolarsi troppo presto in relazioni a lungo termine». La mentalità delle persone risulta completamente cambiata: se i genitori dei trentenni di oggi si sono sposati partendo da zero e sono partiti da lì per costruire il loro futuro, oggi le stesse persone vorrebbero che i figli avessero già tutto: dalla casa, che rimane un sogno, la meta e la base su cui costruire una famiglia, al lavoro sicuro. «Avverto molta paura nelle coppie – commenta Camilla Nola, imprenditrice – paure che altre generazioni non hanno avuto. Forse sono proprio i genitori ad essere troppo apprensivi nei confronti dei figli. Il fattore economico è determinante, ma non è il solo: a volte bisogna semplicemente capire che si può fare a meno di alcune cose e non sono queste a togliere valore al matrimonio».
C’è chi si sofferma a considerare anche una situazione di abitudine: «diciamo che l’impossibilità di trovare un lavoro riesce a giocare un ruolo fondamentale sulla decisione – questo il parere di Salvatore Colosimo, architetto – vivere sotto le ali dei propri genitori, poi, farsi mantenere è qualcosa di protettivo, a ciò si aggiunga la paura di perdere questa certezza e allora si preferisce dire: stiamo meglio così. Ciò che manca ai nostri ragazzi – commenta Colosimo – è il coraggio dell’arte di arrangiarsi, propria dei nostri vecchi. Loro sì che ne avevano: prendevano ciò che la vita offriva loro e via, il passo era fatto e non ci pensavano troppo». Ci si sofferma anche sugli aspetti valoriali del matrimonio. L’altruismo, la perdita di abitudini di comodo: «Sposarsi o meno è una scelta libera, quindi non biasimo chi non contrae matrimonio – commenta Giuseppe Ierace, Oss – I tempi sono quelli che sono: il lavoro manca, ma si è legati a uno stile di vita che ti vincola a dover essere al passo e quindi non ci si accontenta. Al di là dei problemi economici che una vita insieme potrebbe comportare non volendo rinunciare a nulla, penso ci siano anche quelle persone che hanno paura di sposarsi, in fondo, oggi, certi valori non contano più».
Scelta d vita
Il matrimonio corona la storia d’amore della coppia. Un percorso cominciato, magari, scambiandosi un cioccolatino o un fiore. Nasce così quel sentimento che si consolida e si formalizza, sia in sede civile che religiosa, nell’unione. Oggi, però, quel percorso si è allungato di almeno dieci anni rispetto al 2006. All’altare ci si arriva con dieci anni di ritardo per effetto della crisi, perchè il lavoro è ancora precario e per una decisione che non è facile da prendere. La coppia raggiunge la meta sempre più tardi ma lo fa in maniera sicuramente più consapevole. Non più un discorso tra ventenni con il rischio che col tramonto della passione finisca per esaurirsi anche l’amore. Oggi la coppia costruisce il legame con la testa per scongiurare sbandamenti e pericolosi egoismi. Solo così, ormai, si riesce ad arrivare fino in fondo, ormai. Una scelta di vita programmata.