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L’assalto del “branco”
è nato in una sala giochi

L’assalto del “branco” è nato in una sala giochi

Il “branco” è nato in una sala giochi, nel centro di Cosenza. Quei sei ragazzi erano tutti lì, parlavano e scherzavano alla ricerca di emozioni. Brividi per vivere l’illusione di una vita diversa. E l’adrenalina ha cominciato a fermentare dentro quelle loro teste vuote quando a uno di loro sarebbe venuta in mente quella sciagurata idea di divertirsi facendo una rapina. Una scintilla che ha innescato la follia. Eppure quelle loro vite non raccontavano nulla di particolare prima di sabato sera. Nelle loro storie personali non c’era degrado o povertà, non c’erano famiglie indigenti. Non erano, insomma, figli di nessuno. Figli del “quartiere”. Eppure una corrente ineluttabile li ha improvvisamente spinti a pestare i sentieri tortuosi della malavita facendoli precipitare nel tunnel della follia. Uno più avvelenato dell’altro, hanno deciso di assaltare una Tabaccheria in via Monte San Michele, a due passi dalla sede dell’Azienda sanitaria provinciale, nel cuore di Cosenza. Si sono procurati dei collant di colore nero e un coltello. Quell’arma è stata brandita dal capo-branco durante l’irruzione. Tutti gli altri sono sbucati alle sue spalle e hanno raggiunto il bancone impossessandosi del bottino. Hanno portato via 200 euro in contanti dalla cassa, alcuni pacchetti di sigarette, delle caramelle e il portafogli dalla borsa della proprietaria. Dentro altri 50 euro. Nella concitazione, il figlio della proprietaria è stato affrontato dal giovane armato che con la lama gli ha tagliato la manica sinistra del giubbotto che indossava. Per fortuna, non ci sono state conseguenze fisiche. I sei sono scappati subito dopo la razzia. Sembrava uno dei tanti “colpi” che in questi ultimi mesi stanno riempiendo i registri delle forze delle dell’ordine alimentando paura a livello locale. Una tensione sociale che ha spinto il questore Luigi Liguori a costituire una speciale squadra con le migliori risorse investigative di Mobile e Volante. E il meccanismo anti-predoni ha funzionato perchè gli investigatori dei vicequestori Giuseppe Zanfini e Cataldo Pignataro hanno individuato e fermato uno dei presunti rapinatori non lontano dal luogo dell’assalto. Michele Rosito, 21 anni, alla vista degli agenti avrebbe tentato la fuga liberandosi in fretta di un oggetto che stringeva tra le mani. Dopo aver bloccato il giovane, gli investigatori hanno recuperato il portafogli abbandonato frettolosamente dal ventunenne: dentro c’erano i documenti d’identità della proprietaria della Tabaccheria appena svaligiata e i soldi. Grazie alle immagine dell’impianto di videosorveglianza di un’attività commerciale vicina a quella rapinata, i poliziotti avrebbero accertato la partecipazione al “colpo” del giovane fermato e ricostruito la dinamica dell’azione. Inoltre, nelle vicinanze è stata recuperata una felpa di colore blu, dentro, arrotolati, c’erano dei collant neri, probabilmente utilizzati dai rapinatori. Gli indumenti verranno analizzati dagli esperti del Gabinetto di polizia scientifica per isolare eventuali tracce biologiche. Il giovane, dopo le formalità di rito, è stato assegnato agli arresti domiciliari, su disposizione del pm Antonio Tridico. I poliziotti sono sulle tracce del resto del “branco”. Uno sciame di giovani che preoccupa la gente. Proprio come accadde nell’inverno del 1997 quando un gruppo di studenti fu protagonista di una serie di “colpi” ai danni di banche e supermarket di Cosenza e Rende. Entrava in azione con cutter alla mano terrorizzando i malcapitati di turno. A distanza di vent’anni, si torna a parlare di ragazzi violenti. Sono inquieti, in cerca di nuove emozioni, di sfide, di giochi pericolosi per guadagnarsi fama e prestigio all’interno del branco. Nella frammentata galassia giovanile galleggiano bande che nascono, si aggregano, si spaccano e spariscono nel giro di poche ore, dall’alba al tramonto. Corrono tutti dietro alla follia e si mettono spesso nei guai per niente. Come è accaduto sabato sera.

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