Ha suscitato un moto d’indignazione la storia dei due genitori rom condannati in via definitiva a otto anni di reclusione per aver fatto prostituire le figlie. Una brutta vicenda segnata da altri orribili particolari, come quei filmati rinvenuti nella disponibilità del pensionato rendese che più volte s’è intrattenuto con le due sorelline vendute dai propri familiari. Due giorni fa l’epilogo, con l’esecuzione dell’ordine di carcerazione per la madre e il padre delle ragazzine. Il pensionato direttamente coinvolto, invece, è deceduto dopo la condanna in primo grado. A intervenire sulla questione è adesso Antonio Marziale, garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione. «Provo una rabbia incontenibile – scrive Marziale – nell’apprendere che due disgraziatissimi genitori facevano prostituire le proprie figlie minorenni, filmandole e dandole in pasto a chissà quali e quanti fruitori, ma mi dico smarrito quando apprendo che le leggi in vigore nel nostro Paese consentono a simili criminali di beneficiare degli arresti domiciliari». Attualmente entrambi i genitori sono però in carcere. Il noto sociologo comunque rincara la dose: «Non c’è crimine più turpe dello sfruttamento sessuale dei minorenni e ciò a prescindere da qualsiasi giustificazione sociale, economica o di altro genere".