Roggiano (Cosenza)
Quell’arsenale parla. Sono da tempo al vaglio di periti balistici le bocche di fuoco individuate a fine aprile dell’anno passato in un box di Quattromiglia, a Rende. Armi da guerra e centinaia di proiettili ancora conservati nelle scatole. Erano non troppo lontano dalle palazzine all’interno delle quali cinque anni fa venne arrestato dalla polizia il superlatitante Franco Presta, boss e azionista delle cosche bruzie finito a giudizio per una serie di omicidi.
C’era di tutto nel garage trasformato in un arsenale a disposizione dei clan nostrani: tra l’altro due Ak 47 Kalashnikov e altrettanti Thompson, un mitra Sten e uno Tommy Gun e una mitraglietta Uzi. Erano state accuratamente messe al riparo dall’umidità all’interno di borsoni e buste di plastica. Conservati da professionisti, da gente che sapeva bene come tutelarle al meglio. In tutto sei mitragliatrici, due pistole mitragliatrici, un fucile mitragliatore, un fucile a pompa, due moschetti, due fucili, due pistole e migliaia di proiettili. Sul mercato nero 100 mila euro o poco meno.
«Si poteva andare alla guerra» ha commentato con ironia il capo della squadra mobile cosentina Giuseppe Zanfini. Il ritrovamento delle armi è avvenuto nell’ambito di specifici servizi di controllo disposti dal questore Luigi Liguori.
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