Con 5.737 apparecchi in esercizio (altri 367 sono fermi in magazzino ma pronti a essere piazzati e attivati per gabbare clienti) siamo i noni in Italia.
Il primato non certo invidiabile è uno degli elementi snocciolati nella lettera che un gruppo di associazioni riunite nel movimento Slotmob, da tempo impegnate nella realtà anti macchinette mangiasoldi, ha inviato al prefetto Gianfranco Tomao e ai sindaci dell’area urbana (Cosenza, Rende e Castrolibero) per provare a istituire un tavolo di lavoro tra le amministrazioni comunali, finalizzato alla redazione d’un “Regolamento delle sale gioco e dei giochi leciti”.
Problema molto serio
Le sigle stigmatizzano «la grave emergenza sociale scaturita dalla diffusione incontrollata del gioco d’azzardo nell’area urbana. La proliferazione di slot-machine, videolottery e sale scommesse, avvenuta negli ultimi anni, è diventata veramente preoccupante per una serie di risvolti socio-culturali.
L’illusione effimera della vincita di denaro sta determinando la dilapidazione di stipendi e risparmi conducendo molti a rivolgersi all’usura e alla criminalità organizzata. A cadere nella morsa dell’azzardo, sono sempre più le fasce deboli (giovani, anziani, migranti). Gli italiani hanno speso nel gioco il 4,4% del Pil, poco meno di quanto spendono per mangiare, il triplo di quanto spendono per l’istruzione. Oltre il 50 % delle perdite sono state “inghiottite” da slot-machine e videolottery».