Valentino Amendola è rimasto una statua di pietra. Non una parola ai poliziotti penitenziari, né uno sguardo agli altri detenuti. È in isolamento e non parla. Forse sta facendo i conti con i rimorsi. In testa ha le urla disperate della madre e tutto quel sangue che gli imbrattava le mani e il volto. Al Gip che l’interrogherà tra poche ore dovrà spiegare le ragioni della barbarie compiuta. Dovrà dire ciò che ai poliziotti che l’hanno arrestato non ha detto. In questura, davanti al vicequestore Cataldo Pignataro e al commissario capo Giuseppe Massaro è rimasto muto. Senza tradire emozioni.
Elisa Amendola, 60 anni, lotta invece con la morte. È ricoverata in Rianimazione e le sue condizioni rimangono gravissime ma stazionarie. La prognosi è riservata. L’operatrice scolastica ha subito due interventi chirurgici e delle trasfusioni perché ha perso molto liquido ematico. Il figlio trentacinquenne ha tentato di scannarla utilizzando un coltello seghettato da cucina provocandole ferite vastissime al collo. La donna presenta inoltre ecchimosi e fratture al volto e al cranio a causa dei pugni sferrati dal congiunto.
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