Paola (Cosenza)
L’assoluzione dell’anziano reggente della cosca, Mario Serpa, difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Antonio Managò, ridisegna scenari nuovi. Riavvolgiamo il nastro. La “Tela del ragno” (così si chiama l’inchiesta antimafia) intessuta sapientemente dall’allora sostituto procuratore della Dda, Eugenio Facciola, non è stata sufficiente a incastrarlo. Da detenuto era in regime di semilibertà. I colloqui intercettati, le testimonianze dei cugini, i collaboratori di giustizia Ulisse e Giuliano Serpa, non hanno rappresentato quella prova necessaria per condannarlo. Il procedimento istruito da Facciola in questi ultimi mesi ha fanno registrare tre sentenze: in Cassazione per chi aveva scelto il rito abbreviato, in Corte di Assise per i sette omicidi contestati e l’Appello al rito ordinario. Rimangono tanti fine pena mai. Gennaro Ditto ne becca ben due: in rito ordinario (confermato in appello) e in corte di Assise. Ergastoli a Cosenza anche per Nella Serpa, Mario Martello, Mario Mazza, Valerio Salvatore Crivello, Giovanni Abruzzese, Giovanni Gravina, Giacomino Guido, Giuseppe Lo Piano, Fabrizio Poddighe, Franco Tundis. Capi e mani armate delle cosche. Condanne importanti che confermano il quadro accusatorio del pm per quanto riguarda gli omicidi.
Ma ci sono anche assoluzioni di non secondo piano. Paolo Brillantino, il cuoco, è stato assolto due volte: in Assise e nell’appello all’ordinario, così come Mario Mazza. Non colpevole per gli omicidi l’autista del 118 di Paola, Livio Serpa che nell’appello agli ordinari ha anche uno sconto di pena. In tutto gli rimangono otto anni. Un’assoluzione di primo piano in Appello agli ordinari è quella di Giovanni Abruzzese.