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Bimba malata, papà in un carcere sardo

Bimba malata, papà in un carcere sardo

«C’è in Calabria una bambina, gravemente malata, che vorrebbe avere subito vicino il suo papà, detenuto in un carcere della Sardegna». Un desiderio che ha fatto proprio Franco Corbelli, leader del movimento Diritti civili. L’appello è rivolto alle «autorità preposte chiedendo un atto di giustizia giusta e umana, subito, prima che sia troppo tardi». «La mamma della piccola, che mi ha, per e-mail, recapitato la missiva, è angosciata e disperata – spiega Corbelli –. Non sa più cosa fare. Sono una famiglia poverissima, la bambina ha tre fratellini anche loro con problemi di salute. La piccola, malata grave, in cura in ospedale, vorrebbe accanto il suo papà. Per questo la mamma ha scritto a Diritti civili auspicando per suo marito se non gli arresti domiciliari almeno il trasferimento in un carcere calabrese vicino casa, in modo che possa stare accanto alla sua figlioletta in questi momenti così difficili e sofferti, soprattutto adesso per poterla aiutare e assistere in ospedale». 

Corbelli si rivolge in particolare a giudici e magistrati, nonché al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e al ministro della giustizia. «Auspico che venga esaudito il desiderio di questa bimba, che ha tutto il diritto di avere, in quel lettino di ospedale e a casa, accanto a sé il suo papà. Al di là del motivo per cui è detenuto quest’uomo (che non conosco, come non conosco la sua storia processuale) non si può ignorare – conclude il leader di Diritti civili – e cancellare il diritto di questa bambina, che, come mi ha scritto la mamma, non ha purtroppo una prospettiva di vita e che solo un miracolo può salvare. Io spero e prego che non sia così e che possa invece realizzarsi la grazia con la guarigione di questa sfortunata bambina. Per questo mi auguro che ancora una volta prevalga, su tutto, il senso di umanità e di giustizia e venga subito esaudito il sogno di questa bambina, che chiede solo di avere vicino il suo papà per essere aiutata ad affrontare e combattere la sua grave malattia».

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