Quella macchia di cemento, color grigio fumo, probabilmente stava lì da sempre. Giaceva su quel pavimento, in forma anonima, dalla notte dei tempi quella chiazza scura. Era solo una macchia e basta. Come le altre, d’altronde, distribuite a casaccio su quel piano di calpestio nell’androne d’ingresso della secondaria di secondo grado di via Negroni. Nessuno, fino a ieri, ci aveva guardato con attenzione all’incrocio di quelle mattonelle. Nessuno aveva dato peso a quella figura che si staglia tra le fughe della boiacca di quel pavimento chiaro e sul quale appaiono abbastanza evidenti, fra le altre cose, i segni dell’usura, del calpestio, del tempo. Chissà quanta gente ci sarà transitata distrattamente su quella macchia che, proprio ieri, agli occhi dell’assistente degli alunni diversabili (nonché presidente del Movimento per la difesa dei disabili) Gianfranco Cristiano ha assunto forme antropomorfe assimilabili alla figura d’un monaco. Nessuno poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe gridato al miracolo. Perché in quella macchia scura apparsa quasi per caso molti ci hanno visto l’immagine di san Pio da Pietrelcina in antitesi con coloro che – una stretta minoranza – invece, ci hanno visto la figura di Carlo Marx emblema d’una laicità in contrasto con la dottrina della Chiesa. Delle due l’una. Un po’ come nel test di Rorschach che si usa in psicometria e in psicodiagnostica: nella macchie causali ognuno ci vede quel che vuole vedere.
In ogni caso sono stati in molti a pensare a un miracolo e quella macchia dalle sembianze, che la maggioranza (in barba a Marx) ha attribuito al Frate francescano di San Giovanni Rotondo ha iniziato a girare sui social dando la stura a un pellegrinaggio abbastanza peculiare. Prima sono arrivati i docenti, gli alunni e il personale Ata. Poi sono giunti i genitori e infine qualche passante incuriosito dalla ressa fuori orario in quella scuola. Tutti animati da un bisogno di soprannaturale che – in tempi di relativismo – finisce per svilire o comunque ridurre a semplice manifestazione o a contenitore vuoto la fede che per sua natura impone di credere senza vedere (altrimenti che fede è). La processione però è durata poco. È durata finché il dirigente scolastico non ha preso in mano la situazione e fatto sloggiare tutti. Sul tardi è arrivato anche il parroco di Sant’Aniello, don Salvatore Fuscaldo, che ha minimizzato l’accaduto: «Padre Pio – ha evidenziato – non ha bisogno di queste manifestazioni per rimarcare la sua particolare protezione e la sua spiritualità incentrata sul Cristo crocifisso.
Focus
Un caso analogo è successo nel 2012 ad Acri. Nella chiesa della santissima Annunziata un fedele scorse sul pavimento il volto di Gesù. Anche in quel caso si gridò al miracolo e nell’edificio religioso iniziò un pellegrinaggio di gente in cerca di eventi soprannaturali, segni che potessero rafforzare la fede o comunque ispirarla. Pochi anni fa, poi, il volto di san Pio da Pietrelcina si materializzò da una macchia di umido nell’androne d’un palazzo di via Rivocati. Tra i casi più eclatanti che hanno visto protagonista proprio il frate francescano di San Giovanni Rotondo va ricordato quello di Amantea. In quel caso il volto di Padre Pio si materializò sull’anta di un armadio.
Caricamento commenti
Commenta la notizia