Dai registri risultava che svolgevano regolarmente il loro servizio di assistenza a malati terminali e invalidi ma in realtà, nell'orario di lavoro, si recavano a trovare i propri parenti o si incontravano con amici oppure facevano lunghe soste in bar e ristoranti: erano questi i comportamenti di un medico e tre infermieri del Servizio cure domiciliari integrate dell'Asp di Cosenza ai quali la Guardia di finanza ha notificato una misura interdittiva della sospensione dall'attività per dodici mesi emessa dal gip nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Cosenza contro l'assenteismo.
L'inchiesta ha interessato anche 16 dipendenti del Comune di San Vincenzo la Costa a 8 dei quali il gip ha imposto l'obbligo di presentarsi tutti i giorni lavorativi, per due volte al giorno, alle forze di polizia. I comportamenti dei dipendenti pubblici sono stati accertati dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza grazie ad una minuziosa attività di videoregistrazione effettuata con microtelecamere poste nei locali adibiti a timbratura e con pedinamenti ed osservazioni.
Il medico dell'Asp, secondo l'accusa, incaricato di effettuare visite domiciliari, dopo aver timbrato la mattina presto, si recava frequentemente da parenti e rientrava in ufficio dopo alcune ore. Gli infermieri, che dovevano effettuare terapie domiciliari a malati terminali, si scambiavano costantemente e "vicendevolmente" i tesserini che venivano timbrati da uno solo di loro per far risultare presenti anche gli altri.
In diverse occasioni, in entrata e in uscita, gli impiegati "fingevano" di timbrare il proprio tesserino, digitando solo alcuni numeri, per dare l'impressione ai colleghi di aver ottemperato all'obbligo di marcatura. I furbetti del cartellino operavano anche nel Comune di San Vincenzo La Costa dove 16 dipendenti sono accusati di aver attestato falsamente la presenza in sede quando, in realtà, si assentavano per i motivi più vari.
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