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Sale operatorie contaminate: tremano i vertici ospedalieri

Sale operatorie contaminate: tremano i vertici ospedalieri

Cosenza

Il dossier che fa tremare i vertici della sanità cosentina. Cento pagine stilate dai periti del Tribunale bruzio che, partendo dalla tragica morte in corsia d’una paziente, ricostruirebbero una lunga catena di responsabilità finora negate. Tutto nasce dalla battaglia che un pool legale – composto dagli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa e Luigi Forciniti – sta conducendo al fianco dei familiari d’una 55enne deceduta nel 2010 all’interno dell’Annunziata, il principale ospedale di Cosenza. Secondo quanto ricostruito dai consulenti tecnici del Tribunale, la paziente avrebbe contratto l’infezione che in pochi mesi l’avrebbe uccisa nella sala operatoria in cui era entrata per un intervento chirurgico. Il dossier dei periti individua nello staffilococco aureo il responsabile di quell’infezione, batterio che pochi mesi fa è stato tra l’altro indicato come la causa della contaminazione di alcune sale operatorie ospedaliere poste addirittura sotto sequestro. Un batterio inoltre «risultato in elevato e vertigionoso aumento – scrive il pool di avvocati – proprio dal Comitato per il controllo delle infezioni ospedaliere istituito ad hoc presso l’ospedale di Cosenza il 25 marzo 2011».

La recente inchiesta della magistratura cosentina, condotta in prima persona dal procuratore Mario Spagnuolo con il supporto dei carabinieri del Nas, dallo scorso autunno ha suscitato enorme scalpore anche a livello nazionale. Un’indagine che adesso potrebbe finanche allargarsi, a maggior ragione alla luce di quanto rilevato dai consulenti tecnici del Tribunale. Nel dossier viene del resto sottolineato un altro particolare importante collegato al decesso di sette anni fa: pur essendo stata diagnosticata l’infezione, la paziente per oltre 20 giorni non sarebbe stata sottoposta ad alcun tipo di terapia antibiotica. Ci sarebbe infatti voluto un nuovo ricovero della donna per intervenire in quel senso, ma ormai la situazione era compromessa. Tuttavia, se la paziente fosse stata curata in modo adeguato, avrebbe avuto «l’80% di probabilità di vivere». I difensori chiudono affermando che i periti «hanno chiaramente evidenziato - richiamandole - tutte le condotte omissive e violatrici di norme poste in essere dai medici ma anche tutti quei comportamenti posti in essere dai vertici generali ed amministrativi della struttura ospedaliera». Per questo motivo, i legali ipotizzano che la perizia sul caso della 55enne potrebbe essere acquisita a supporto dell’indagine che ha portato al sequestro delle sale operatorie.

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