Il primo sigillo giudiziario sullo scandalo “Fentanil” arriva con la sentenza del gup cosentino Giuseppe Greco. Un’inchiesta, quella portata a termine dai carabinieri della Stazione di Bisignano e del Norm di Rende, nata dal miracoloso salvataggio d’un bambino giunto in ospedale in condizioni disperate dopo aver ingerito dei farmaci antidolorifici. Quei particolari medicinali usati solitamente per curare il cancro – è questa la ricostruzione accusatoria della Procura bruzia rappresentata dal pm Giuseppe Visconti e in parte validata ieri dal giudice dell’udienza preliminare – erano arrivati alla portata del bambino grazie a un traffico illecito organizzato da un composito gruppo formato da medici e tossicodipendenti. Ed era stato lo stesso papà del piccolo a rivelare come avesse fatto a procurarsi il farmaco dai potenti effetti allucinogeni che stava per uccidere il figlioletto. Una confessione dettata dal senso di colpa e dalla consapevolezza che ormai il “gioco” era finito sotto la lente d’ingrandimento dei detective.
A un anno esatto da quell’ondata di misure cautelari che aveva destato scalpore a Bisignano e dintorni, s’è chiusa l’udienza preliminare incardinata contro quindici sospettati. La condanna più pesante (5 anni di reclusione) è andata a quello che gl’inquirenti hanno indicato come uno dei principali responsabili di quel traffico di antidolorifici: il 39enne Tancredo Ferraro. Hanno invece patteggiato la pena Francesco Cundari (1 anno e 5 mesi di reclusione), Francesco Cesario (1 anno e 6 mesi), Umile Ritacco (1 anno e 6 mesi), Franco Russo (1 anno e 4 mesi), Teodoro Scotti (1 anno e 4 mesi), Matteo Martinez (1 anno e 10 mesi) e Katia Cariati (1 anno). Altri sette imputati sono stati invece rinviati a giudizio, chiamati dunque a difendersi nel corso del processo che si aprirà nei prossimi mesi a Cosenza. Si tratta di Stefano Natalizio, Paola Natalizio, Vittorio Conte, Enzo Pugliese, Gianluca Groccia, Francesco Fusaro e Alberto Di Nardo.
Nel corso del blitz scattato nel maggio dello scorso anno, accanto alla notifica delle differenti misure cautelari, erano seguiti altri pesanti provvedimenti. Ad alcuni dei medici coinvolti erano stati del resto sequestrati beni per un valore complessivo di oltre 130mila euro. Sei dottori di base erano stati anche sospesi temporaneamente dall’esercizio della loro attività professionale, scatenando ulteriori polemiche tra l’esterrefatta comunità bisignanese. Durante le perquisizioni messe in atto dai militari dell’Arma era tra l’altro saltata fuori un po’ di droga, marijuana ed eroina in particolare, insieme ad una manciata di munizioni di provenienza illecita.