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L'inferno dietro le sbarre

L'inferno dietro le sbarre

Guantanamo d’Italia. Così viene definito il carcere di Rossano dal 2009, quando il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria lo scelse per la detenzione dei terroristi impegnati nella “guerra santa” islamica arrestati su tutto il territorio nazionale. Al Qaeda, Isis, e, poi, anche l’Eta. Sigle tristemente note che vengono citate quotidianamente nelle cronache giornalistiche per indicare quelle organizzazioni che seminano terrore e morte in giro per il mondo, ma che stanno alimentando anche il tarlo della paura, che divora lo spirito di accoglienza e condivisione tra le popolazioni, se non anche il semplice desiderio di visitare il mondo perché la “paura” di un attentato si fa sempre più strada tra le menti dei cittadini comuni. Da Rossano sono passati negli anni e sono attualmente detenuti esponenti di tutte queste sigle, compresi i componenti la cellula jidaista sgominata a Venezia lo scorso 30 marzo. Dopo che si era sparsa la voce tra i corridoi delle sezioni detentive dell’attentato di Parigi al Bataclan, gli agenti della polizia penitenziaria hanno raccontato di aver sentito quattro detenuti per terrorismo internazionale, ospitati nel settore riservato alla massima sicurezza, esultare al grido “Viva la Francia libera”. Il carcere di Rossano è stato quindi indicato come “obiettivo sensibile”, ma ad oggi non si sono registrate quelle integrazioni di organico invocate da più parti, in quanto per mantenere la sicurezza al giusto livello gli agenti sono sottoposti a turni estenuanti all’interno di una polveriera. Si moltiplicano, infatti, le aggressioni ai poliziotti. Sabato si è verificato il secondo episodio in appena dieci giorni. Un detenuto per terrorismo internazionali ne ha stesi cinque, prima di essere bloccato. I sindacati sono sul piede di guerra, temono che la situazione interna diventi sempre più ingestibile. Nello stabilimento di Rossano, al momento, sono presenti 212 detenuti a fronte di una capienza prevista di 206 posti. La maggior parte di loro, 121, rientra nella sezione dell’Alta Sicurezza, suddivisa nel settore As3 con 118 ospiti appartenenti alla criminalità organizzata e nel settore As2 che accoglie i 13 terroristi internazionali di matrice islamica. Gli altri 80, invece, rientrano nel settore della Media Sicurezza. Gli stranieri presenti sono 53 dei quali 19 nell’Alta Sicurezza (6 As3 e 13 As2) e 34 in Media Sicurezza. Per quanto concerne le posizioni giuridiche della popolazione detenuta 199 sono i detenuti che stanno scontando una pena definitiva, 118 per l’alta sicurezza della criminalità organizzata e 3 per quanto riguarda i detenuti per reati di terrorismo internazionale; 78, invece, per la media sicurezza. Tra i definitivi vi sono 27 ergastolani, 24 dei quali ostativi. Vi è anche un detenuto ammesso alla semilibertà e altri 4 sono quelli che lavorano all’esterno secondo quanto previsto dalla Legge Penitenziaria. 84 sono i detenuti che lavorano nell’Istituto alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Sul tema della carenza del personale della polizia penitenziaria il nodo riguarda la classificazione data al istituto di pena. In pratica per il Ministero della Giustizia, il carcere di Rossano è sistemato in “ terza fascia” e di conseguenza la dotazione di 121 agenti appare congrua. Ma solo sulla carta.

Due aggressioni ad agenti della polizia penitenziaria nel giro di dieci giorni. L’ultimo in ordine di tempo è quello che ha interessato cinque agenti nel pomeriggio di sabato scorso. Un detenuto del settore dell’alta sicurezza, in carcere per terrorismo islamico, ha scatenato la sua rabbia nel giorno in cui ha inizio il Ramadam, che consente ai detenuti di fede islamica di poter usufruire di un maggiore tempo a disposizione per pregare.

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