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Smascherati i finti "italiani" arrivati dalla terra del Samba

Smascherati i finti "italiani" arrivati dalla terra del Samba

Il “gioco” delle doppie nazionalità. Inaugurato negli anni 90 da famosi calciatori e proseguito negli anni successivi da sconosciuti profittatori. Un “gioco” semplice ed assolutamente efficace attivato fraudolentemente per ottenere la cittadinanza italiana. Così, da più di un lustro, decine di signori e signore nati e cresciuti in Brasile se ne vanno in giro per il mondo mostrando documenti di identità rilasciati dal nostro Paese. Tutti hanno in comune ascendenze calabresi: già, bisnonni nati in una bellissima cittadina, Morano, posta alle falde del Pollino. E tutti hanno compiuto il medesimo “percorso” per ottenere il riconoscimento della originaria “italianità”: hanno contatto un avvocato che vive tra l’Italia e la terra del Samba e, tramite lui, beneficiato dei buoni uffici di un ex funzionario del Municipio moranese.

Tanti di questi “nuovi italiani” hanno scelto poi di fermarsi a vivere in Gran Bretagna dove Scotland Yard s’è insospettita, segnalando alla Farnesina la contestuale presenza nel Regno Unito di brasiliani tutti in possesso di carte di riconoscimento riconducibili al piccolo paesino nostrano. Il caso è stato segnalato al procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che non ha perso tempo nell’attivare una indagine. Il fascicolo è stato affidato al pm Angela Continisio e sono arrivate le sorprese. Alle pendici del massiccio montuoso che unisce Calabria e Lucania sembrava di stare, infatti, a Copacabana. Quasi duecento sudamericani, in tempi diversi, avevano preso in locazione le medesime abitazioni. E tutti avevano ottenuto la carte d’identità, strumento indispensabile per viaggiare liberamente nelle nazioni dell’Unione europea. Le intercettazioni disposte e l’acquisizione di montagne di atti hanno consentito ai poliziotti della squadra mobile di Cosenza, diretti da Fabio Catalano, di ricostruire l’intera filiera di questo quasi incredibile raggiro. Sono 190 le persone destinatarie di un avviso di chiusura delle indagini preliminari firmato dai magistrati inquirenti, tra queste figurano un legale iscritto al Foro di Castrovillari e un ex funzionario del Comune di Morano. Tra le ipotesi di reato contestate vi è la falsità ideologica. La ragione? È presto detto: opportunamente indirizzati da un nostro connazionale residente dall’altra parte del mondo, i brasiliani si sono via via presentati ai responsabili degli uffici comunali con dei certificati rilasciati dai consolati italiani di Belo Horizonte e Recife. Certificati dai quali risultavano parentele con emigrati partiti, nel secolo scorso, dal meridione d’Italia in cerca di fortuna. Uomini e donne che s’erano definitivamente stabiliti nella terra del Rio delle Amazzoni senza, però, mai rinunciare alla cittadinanza italiana. La circostanza, capace di testimoniare il legame mai interrotto degli emigrati con il paese d’origine, ha permesso ai finti “nipoti” di richiedere la residenza e il riconoscimento della cittadinanza secondo un principio – quello delle “ius sanguinis” – sancito dal nostro ordinamento.

Il bellissimo centro calabrese è salito agli onori della cronaca, nello scorso decennio, per via d’un calciatore famoso, pure lui brasiliano e leader addirittura della “selecao”: Cafù. Si, pure il campione di Roma e Milan era riuscito ad ottenere lo status di “atleta comunitario” sostenendo, a Morano, che il bisnonno della moglie, Regina Feliciano, era italiano e proveniva dalla Calabria. Nato nel 1834, si chiamava Vincenzo Domenico Mauro. Non era vero. La circostanza è stata infatti successivamente smentita dalle indagini condotte dal pm capitolino Silverio Piro. L’esterno sinistro è finito a giudizio e quanto scoperto ha provocato pure l’avvio di una inchiesta della giustizia sportiva. Nel caso invece ora all’esame dei magistrati castrovillaresi non ci sono atleti di fama. O meglio: ci sono “campioni” ma di cambio della nazionalità

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