Alla loro età tutto ancora è in corso d’opera. Le emozioni, la ragione, i pensieri, tutto da costruire, da realizzare, da impiantare. Alla loro età è la vita stessa ad essere un gigantesco cantiere aperto. Eppure, ogni giorno, scappano, fuggono via e si rintanano nel web, navigando per ore alla ricerca di qualcosa che li appassioni, che li renda immortali agli occhi dei compagni. La fuga dal mondo reale comincia sempre per noia. Sui volti dei ragazzini la barba non è ancora spuntata eppure si sentono già stanchi di quella loro vita appena annusata. E cercano altro, cercano, soprattutto, guai. «Come possiamo divertirci un po’?». È l’ispirazione della follia, la musa che istiga gli adolescenti a cercare in uno smartphone o in un pc il mondo alternativo, senza sapere cosa fare o dove andare. Nella maggior parte dei casi, non si tratta di storie di degrado e di povertà, di famiglie indigenti o di figli di nessuno. No, me nella maggior parte dei casi si tratta di trame che raccontano bambini cresciuti in fretta dentro famiglie che non funzionano più. E così fermenta nelle loro menti vuote il desiderio di fare le “cose nuove”, cose di cui andare fieri nel branco che può essere anche virtuale, inserito in una chat. L’idea di trasgredire provoca brividi che fanno vivere l’illusione di una esistenza che gira all'improvviso più velocemente, come nei film. E l’adrenalina aziona istinti e pulsioni che spiano la strada ai guai. Ed è proprio la ricerca dei guai a spingere gli adolescenti verso la “challenge della morte”, la “Balena blu”, il gioco dell’autodistruzione di massa. L’ultimo caso affiorato è quello del sedicenne che s’era inventato “curatore” per guidare all’estinzione una coetanea di Catania. Lo avrebbe fatto dopo aver aderito a una chat di “depressi”. Ma “Blue Whale”, purtroppo, non è un caso isolato. Nel Cosentino è qualcosa di più. Lo dicono i numeri delle denunce che in questi giorni si moltiplicano nell’ufficio della Polizia delle Comunicazioni di Cosenza e nelle Stazioni territoriali dei carabinieri. Venti gli episodi emersi finora, altrettanti, probabilmente quelli in corso, non ancora segnalati formalmente. Tutto il Cosentino è coinvolto, dal capoluogo alla Sila, dallo Jonio al Tirreno, dal Pollino all'Esaro. Ovunque l’ansia dei genitori s’impasta all’insoddisfazione dei loro ragazzi. C’è una madre che ha scoperto di notte la figlia davanti alla Tv mentre guardava un film dell’orrore e c’è un padre che ha trovato stralci di conversazioni in chat sul cellulare del suo ragazzo con indicazioni di prove, dolorose incisioni sulla pelle e informazioni per raggiungere in fretta il traguardo del suicidio. È il mal di vivere che contagia i nostri ragazzi. Giovani che, guidati da un istinto malato, irrompono a fari spenti in quel mondo diabolico di violenze che per loro dovrebbe essere inaccessibile. E lì rischiano di restare intrappolati se nessuno li aiuta.
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