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Negozi e movida, il Comune cambia le regole

Negozi e movida, il Comune cambia le regole

Vita notturna, giovani solerti ad alzare il gomito, commercianti che soffrono la crisi e il Comune che prova a dare una sterzata.

L’assessore alle attività produttive, Loredana Pastore, annuncia che ogni giovedì l’orario di apertura dei negozi scivolerà di due ore rispetto al solito (dalle 18 alle 22), in modo da provare a raccogliere l’utenza che in estate rimarrà più a lungo in centro come in altre zone della città. La novità, annunciata sui social, ha provocato una pioggia di commenti come sempre dal doppio volto. C’è chi plaude senza tentennamenti e chi invece boccia l’iniziativa pensando anzitutto alle conseguenze per i commessi che dovranno “sopportare” il cambio di orario.

Affaire movida

La vita notturna è ricca anche in città, anzitutto nel fine settimana e in alcuni luoghi simbolo della vita bruzia. Negli ultimi tempi, a esempio, fa molto discutere quanto avviene nell’area di Santa Teresa, con i residenti esasperati dalla confusione provocata dagli avventori dei locali presenti in zona.

Gomito alto

Strettamente legato alla movida, spesso origine dei problemi che provoca, è il consumo di sostanze alcoliche di cui troppo spesso si abusa. E lo fanno con frequenza anche i giovanissimi. Le turbolenze e gli scontri tra centri sociali e polizia scoppiati nei giorni scorsi a Torino in seguito al giro di vite imposto dal sindaco Appendino contro la cosiddetta malamovida, consiglia di dare un’occhiata a com’è la situazione in città tra regole ed eventuali divieti.

Palazzo dei Bruzi non ha un regolamento specifico relativo alla vendita dell’alcol. Applica la normativa nazionale che disciplina la somministrazione di bevande alcoliche a minori. Regola che tra l’altro meriterebbe più attenzione da parte dei titolari di locali e negozi.

Per alcune situazioni specifiche, come a esempio la fiera di San Giuseppe, il Comune ha messo in campo ordinanze mirate ma limitate nel tempo, cioè giusto il periodo della manifestazione.

«Su questo aspetto – spiega il sindaco Mario Occhiuto – pensiamo di prevedere il divieto della vendita in vetro da asporto. Cioé la bibita andrebbe sempre versata in un contenitore di plastica. Ciò sia per evitare rumori (rotolamento bottiglia a terra) sia per sicurezza, come a esempio il pericolo che la bottiglia, magari rotta, possa essere usata come arma impropria.

Si beve troppo

Il 21% dei calabresi fa uso di bevande super alcoliche, rendendo la nostra regione seconda in Italia tra quelle che di più alzano il gomito. Cosenza, poi, è la provincia col più alto numero di bevitori che ingurgitano alcol sino a stare male. Dati inquietanti dietro i quali ci sono storie di disagio e dolore, uomini piegati e famiglie in difficoltà. L’alcol crea meno allarme sociale delle droghe ma miete più vittime, fa meno rumore ma più danni. L’abuso è considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità il terzo fattore di rischio per la salute dopo tabacco e ipertensione. In Calabria come nel resto d’Italia è in preoccupante crescita il “Binge drinking” letteralmente “Abbuffata alcolica”. Si tratta di una smodata assunzione di alcolici in un breve lasso di tempo, finalizzata principalmente al raggiungimento dello stato di ubriachezza. Sebbene secondo gli ultimi dati Istat riferiti al 2016 il consumo di bevande alcoliche risulta in calo negli ultimi dieci anni, di contro esiste un fenomeno che deve togliere il sonno: tra i 18 e 24 anni un ragazzo su 5 e una ragazza su 10 bevono sino alla intossicazione in modo ricorrente.

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