Tutti la vendono, tutti la acquistano. È sempre aperto sulle rive del Crati il supermarket della droga, dai grandi traffici militarmente gestiti dai clan ‘ndranghetistici cittadini fino allo spaccio al dettaglio tra case popolari e piazze della movida. Il business degli stupefacenti è del resto uno degli argomenti-cardine delle rivelazioni rese in particolare da tre collaboratori di giustizia. Il primo, quello più recente, risponde al nome di Luca Pellicori, giovane sodale di Marco Perna, rampollo dello storico padrino Franco. È proprio Pellicori a svelare agli inquirenti le frizioni legate allo smercio di cocaina e marijuana sorte negli ultimi anni tra il gruppo Perna e il clan Rango-Zingari. Uno scontro che ha rischiato di deflagrare in una battaglia armata, un bagno di sangue probabilmente fermato dalla controffensiva delle forze dell’ordine. Gli affari restano sempre affari, però. Con la polvere bianca, l’“erba”, il “fumo” e l’eroina campano infatti interi nuclei familiari, vera e propria “carne da macello” senza troppo da perdere. Marco Paura, ex narcos operativo nel centro storico, temendo vendette sui suoi familiari, ha scelto di parlare coi magistrati subito dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione “Job Center”. Un’inchiesta incentrata sull’incessante iniezione di droga in città ad opera di esponenti della criminalità rom, dei quali Paura era il referente tra i vicoli di Cosenza Vecchia. Il pentito ha raccontato delle consegne di stupefacenti, della ridistribuzione ai singoli pusher e della raccolta dei proventi da consegnare a cadenza giornaliera ai fornitori. Un vero e proprio lavoro che vedeva impegnate decine di persone, un affare talmente succulento da spingere diversi ragazzi a farsi raccomandare pur di entrare nel “sistema”. C’è poi Silvio Gioia, l’ex guardia giurata che proprio ieri mattina ha testimoniato nel corso del processo “Apocalisse” incardinato contro Marco Perna e i suoi presunti sodali. Il pentito ha ricostruito i diversi ruoli, ricordando anche che ognuno dei componenti del gruppo riceveva uno stipendio fisso. Tra gli episodi rievocati, quello più singolare ha a che fare col debito saldato da un ragazzo di Rogliano con un fucile a canne mozze. Arma che lo stesso Gioia ha affermato d’aver subito girato al figlio del mammasantissima Franchino Perna. Da questo scenario ricostruito grazie a inchieste di polizia, carabinieri e guardia di finanza – con l’importante supporto dei collaboratori di giustizia – mancano tuttavia le droghe prettamente sintetiche, quelle che ultimamente preoccupano più delle altre. In città e nell’area urbana, almeno in base a quanto finora emerso, il consumo di queste sostanze appare più contenuto rispetto ad altre aree del Paese. Eppure ciò non vuol dire che “roba” di questo genere non sia arrivata anche alle nostre latitudini. Negli scorsi mesi una partita d’eroina sintetica proveniente da Scampia è stata infatti posta sotto sequestro. Stessa sorte per un vero e proprio laboratorio di droga sintetica scoperto dai detective esperti in narcotici. Tutti la vendono, dunque, perché il mercato degli stupefacenti è sempre florido. Secondo i dati raccolti dalle forze dell’ordine, esiste un vero e proprio tariffario a disposizione degli acquirenti: un quarto di grammo di cocaina viene venduto a 20-25 euro, mentre un grammo viene smerciato a circa 80 euro. Per la più economica eroina, si arriva a sborsare intorno ai 15 euro. I pagamenti non avvengono comunque sempre col denaro: le donne tossicodipendenti, pur di avere le loro dosi, in molti casi si concedono ai pusher. E dall’inchiesta “Mater” - nata grazie alla denuncia di una madre disperata di fronte al figlio finito in un brutto giro - è anche emerso il sacrificio di una ragazza che ha chiuso con una prestazione sessuale il debito di droga d’un familiare.