Le sirene del pentitismo riecheggiano ancora una volta sulle rive del Crati. A passare dalla parte dello Stato, nelle scorse settimane, è stato l’ennesimo protagonista dello spaccio di sostanze stupefacenti a Cosenza e dintorni divenuto collaboratore di giustizia. La nuova “gola profonda” si chiama Vincenzo De Rose, il 33enne che a cavallo di ferragosto è stato trasferito con discrezione in una località protetta insieme alla sua famiglia. Una scelta tuttavia contestata da alcuni suoi stretti parenti, che si sono apertamente dissociati invitando il congiunto ad assumersi le sue responsabilità senza coinvolgere persone a loro dire innocenti.
Quella di De Rose è del resto una delle tante storie di degrado sociale fermentate nel “calderone” del centro storico bruzio, un “gioiello” con troppe crepe, una enclave nella quale povertà e criminalità viaggiano spesso e volentieri di pari passo. Nei giorni immediatamente precedenti al suo pentimento, il 33enne era finito per l’ennesima volta nei guai con la giustizia: nell’abitazione in cui stava scontando gli arresti domiciliari sono stati infatti ritrovati svariati chili di droga e una pistola con la matricola abrasa.
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