Il suo corpo è stato trovato dinanzi allo stesso specchio di acqua che lo aveva portato in Calabria a bordo di uno dei tanti barconi che riversano sulle coste tanti disperati in cerca di fortuna. Solo che alla guida di quel barcone c’era proprio lui. Quasi certamente è di Yuri Zinkenko, 45 anni, cittadino ucraino il corpo senza vita ritrovato nel bagagliaio di una autovettura abbandonata sulla spiaggia di Cariati in località Vascellero nel pomeriggio di domenica scorsa. Ancora manca l’ufficialità (che arriverà attraverso il riconoscimento formale o l’esame del dna), ma gli elementi fin qui raccolti dagli investigatori sembrano far stringere il cerchio attorno alla figura di quest’uomo, con un passato d’interesse investigativo, arrestato nel 2010 a Crotone, con l’accusa di essere lo skipper di un’imbarcazione carica di migranti. Un passato di luci e ombre che hanno sporcato la fedina penale col reato di favoreggiamento alla immigrazione clandestina. Di certo le operazioni di riconoscimento del corpo non sono aiutate dalle condizioni del viso, spappolato sotto i colpi di pistola. Anzi non è da escludere che l’arma sia stata conficcata direttamente in gola. Un gesto chiaro e inequivocabile. Perentorio. Tenere la bocca chiusa e essere da “esempio” per altri. Ma questa eventualità potrà essere confermata o smentita solo dall’autopsia. Il cadavere si trova da domenica sera in una cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale di Rossano, in attesa del conferimento dell’incarico al perito che dovrà essere nominato dalla Procura di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla che sta coordinando personalmente le attività di indagine dei carabinieri della Compagnia di Rossano e seguendo con attenzione il caso alla luce anche dei diversi elementi da analizzare e vagliare. Ma chi è il quarantacinquenne ucraino il cui cadavare è stato avvolto in una coperta bianca e nascosto in un cofano di un’auto. Il suo nome compare nelle cronache dell’ottobre del 2010 quando sbarcò a Crotone al timone di una imbarcazione partita dalla Grecia, il cui carico di essere umani parlava la lingua della disperazione di uomini di diverse nazionalità. Fu arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dal carcere uscì nell’aprile del 2015. Ripercorrendo a ritroso i suoi ultimi movimenti, sembra che la sua presenza fosse stata registrata nei primi giorni di settembre in Campania, nel Napoletano. Ma anche nei dintorni di Cirò, pur se la sua residenza dovrebbe essere stata fissata nel Crotonese. Anche perché risulta essere in Italia con un permesso di soggiorno rilasciato proprio dalla Questura pitagorica. L’auto in cui è stato ritrovato il cadavere, una Opel verde metallizzato, è stata per il momento posta sequestro per sottoporla ad ulteriori accertamenti. Al momento si sa che è intestata a un cittadino polacco che non avrebbe mai messo piede in Italia e non risulta rubata. Corposo il materiale trovato all’interno del veicolo. Oggetti personali e documenti di vario genere che vengono spulciati alla ricerca di indizi utili.