Qualcuno s’allontanava dal posto di lavoro per fare shopping. Uno è stato addirittura pizzicato dall’altro lato dell’area urbana cosentina, intento ad acquistare un’automobile per il figlio nonostante il suo “cartellino” certificasse tutt’altro. Insomma, il solito scandalo legato all’assenteismo che ieri ha ottenuto il primo sigillo giudiziario.
S’è infatti chiuso con dieci condanne e sette assoluzioni il processo di primo grado incardinato contro un gruppo di dipendenti del Comune di Pedace, piccolo centro della cintura presilana a pochi chilometri dal capoluogo bruzio. L’operazione “Time Out” scattò nel 2012 al termine d’una delicata indagine coordinata dalla Procura cosentina e portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Rogliano. Adesso, a cinque anni di distanza da quel terremoto che scosse le falde dell’altopiano, è arrivata la decisione del collegio presieduto dal giudice Enrico Di Dedda. Un anno e sei mesi sono stati così comminati a Gianfranco Faraca, Licia Dora Scarcelli, Gina Piraine, Luigina Curcio e Costantino Basile. Due mesi in meno sono invece toccati a Gabriele Nicoletti e Liliana Talarico. Leggermente più lievi le altre condanne affibbiate a Valentina Faraca (un anno, 3 mesi e 15 giorni), Salvatore Manieri (un anno, 2 mesi e 15 giorni) e Mario Oliverio (un anno, 1 mese e 15 giorni). L’entità della pena inflitta nei loro confronti, alla quale va pure aggiunto il risarcimento dei danni a favore dell’amministrazione comunale, si tradurrà anche nel medesimo periodo d’interruzione dai pubblici uffici.
Sono invece cadute le accuse mosse nei riguardi di Dino Mario Altomare, Teresa Celestino, Vincenzo Greco, Antonietta Lucanto, Ernesto Murrieri, Franca Nicoletti e Francesco Zagotta, tutti assolti perché il fatto non sussiste.
L’indagine partì dall’indignazione di alcuni cittadini pedacesi, scandalizzati dal comportamento di quegli impiegati amministrativi, ausiliari del traffico, operatori ecologici e lavoratori socialmente utili spesso e volentieri a spasso. I carabinieri, per accertare le ripetute segnalazioni, piazzarono così una telecamera davanti all’ingresso del Municipio iniziando pure a pedinare con discrezione gli assenteisti. Elementi di prova che si sono tramutati nell’accusa di truffa aggravata. Un raggiro ai danni di un’intera comunità.
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