Cetraro è una città ancora a rischio. Il mercato della droga continua a rappresentare un business da non sottovalutare. Un business portato avanti da giovani leve, dai 18 ai 25 anni. Fino a poco tempo fa definiti insospettabili. Adesso non più. Vengono tenuti d’occhio. Le piantagioni crescono ancora rigogliose. E la droga è un mercato attivo. Forse uno dei pochi considerato che sono alla sbarra le principali leve del clan. Non si possono nemmeno sottovalutare gli “avvertimenti”. Nel mirino dopo l’operazione Frontiera è finita soprattutto la politica. Estorsioni, droga e monopolio del pescato hanno rappresentato per anni le principali fonti di approvvigionamento del clan Muto. Di mezzo le intimidazioni per piegare le resistenze, timide e sparute, degli “infedeli”. Al vertice della cosca c’è sempre stato lui, Franco Muto. Ciccio o’ luongo, detto anche il re del pesce per la supremazia dettata nel mercato ittico calabrese, lucano e in parte campano. Non si è mai pentito. Né tantomeno intende farlo adesso alla soglia dei suoi 87 anni nonostante sia stato raggiunto dall’ennesimo procedimento di custodia cautelare in carcere. In aula, in videoconferenza dal carcere di Milano, ha professato fino all’inverosimile la sua innocenza.
Tre ordinanze negli ultimi cinque anni lo coinvolgono di prima persona e indirettamente. Da Plinius a Cinque Lustri, passando per Frontiera dove è imputato. Il suo nome compare nella centinaia e centinaia di pagine delle tre ordinanze. Ordinanze che sono servite a decimare il clan e le bande affiliate e sotto il suo stesso controllo. Come quelle degli Stummo e i dei Valente a Scalea. Sono serviti anche i sequestri a evitare che si continuasse a rimpinguare i granai del clan. Le indagini che sono state anche estese fuori regione non sono frutte del caso. Franco Muto è stato a lungo in “esilio”. A Sala Consilina, alle porte di Salerno, era un ospite gradito. Ha sempre fatto affari col pesce. E con i pescherecci di Cetraro riforniva anche il mercato ittico della Campania. Non è stato mai fatto mistero che Muto avesse amicizie importati. Le ha sempre coltivate negli anni in cui il suo potere intimidatorio era temuto anche dalla Procura di Paola. Ma forse erano altri tempi. In aula il processo Frontiera-Cinque Lustri proseguirà il 7 dicembre per terminare l’esame del collaboratore di giustizia, Adolfo Foggetti. Poi il pentito sosterrà il controesame con gli avvocati degli imputati. Un agguerrito collegio difensivo formato, ra gli altri, dagli avvocati: Giuseppe Bruno, Armando Sabato, Sabrina Mannarino, Manuela Gasparri, Giuseppe Pizzimenti, Giuseppe Bello, Marcello Manna, Alessandro Gaeta, Luigi Bottino, Vito Caldiero, Peppe Fonte, Gino Perrotta.