Ieri pomeriggio le squadre del Comune sono arrivate lì sul posto a tappare la buca e a transennare l’area. L’hanno fatto quando era tardi. Hanno chiuso quel cratere dopo che il danno era già fatto.
Per scoprire la causa di tutta questa solerzia bisognerebbe riavvolgere il nastro e tornare alla tarda mattinata di ieri. Era da poco passato mezzogiorno quando attorno a quel piccolo cratere che da tempo s’è spalancato nell’area di piazza Kennedy (a voler stendere un velo pietoso sul percorso tattile) s’è radunato un capannello di persone per soccorrere una donna caracollata a terra, così, come se niente fosse, dopo aver inserito il piede proprio nella buca resa invisibile dall’acqua. Un episodio analogo, ma dall’esito meno tragico, s’era verificato pure il giorno precedente. Ieri invece è successo l’irreparabile. La donna è andata giù e non è riuscita più a rimettersi in piedi. La caviglia era andata. Il soccorso dei passanti non ha sortito granché. C’è stato bisogno dell’intervento di un’ambulanza del 118. La buca è stata prima segnalata alla meno peggio con le sedie d’un bar, poi quando tutto era successo sono arrivate le squadre del Comune. Come al solito: quando ormai il danno è successo.
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