Corigliano
Una parte della “guardiania” veniva pagata in natura. Dalle carte dell’operazione “il Tribunale” emerge che le estorsioni si potevano saldare cedendo galline, conigli, olio, uova, frutta e verdura a volontà. Intanto, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, quasi tutti i soggetti si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere. Continuano le indagini della Procura di Castrovillari, guidata dal Procuratore capo Eugenio Facciolla. Dalle carte dell’inchiesta “il Tribunale” – la richiesta è stata firmata dal sostituto procuratore castrovillarese, Antonino Iannotta, mentre l’ordinanza di custodia di oltre centosettanta pagine è del Gip Teresa Reggio – affiorano una serie di dettagli sugli episodi estorsivi contestati dagli inquirenti ai quattordici destinatari delle misure cautelari. Dal lavoro del nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia di Corigliano, diretti dal capitano Cesare Calascibetta, e durato cinque anni, pare che il sodalizio che si ritiene essere comandato da Filippo Solimando permettesse il pagamento delle estorsioni utilizzando non solo somme in denaro ma anche frutta, ortaggi, olio, uova e persino gli animali comunemente mangiati dall’uomo come conigli e galline.
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