L’alambicco finanziario da anni distillava beni di società avviate al fallimento per generarne altre, nuove di zecca. Un flusso di ricchezza illecita che serviva per finanziare la catena e cancellare le tracce contabili. Così sarebbero stati ingannati il Fisco e gli altri creditori che si mettevano in fila nell’inutile attesa di riscuotere. Dentro questo sistema maleodorante, le imprese commerciali nascevano e morivano nell’arco di un paio d’anni. Supermercati, negozi di abbigliamento, società di pubblicità: quattordici ditte del Tirreno cosentino e tutte riconducibili alla stessa persona, un uomo invisibile. Almeno per l’Erario. Agostino Iacovo, 40 anni, di Cetraro, è stato arrestato ieri mattina dalla guardia di finanza per ordine del gip di Paola; Rosamaria Mesiti, per ordine del procuratore Pierpaolo Bruni e del sostituto Teresa Valeria Greco. Ai domiciliari sono finiti, invece, quelli che i detective del colonnello Marco Grazioli ritengono collaboratori stretti di Iacovo: il sessantaduenne Salvatore Sciammarella di Paola e la quarantaquattrenne Adele Nutino di Cetraro. Nei loro confronti, a vario titolo, vengono ipotizzati la truffa, l’evasione fiscale e l’autoriciclaggio. Sotto chiave sono finite due società, complessi aziendali, beni mobili e immobili, autovetture e soldi riconducibili sia alle persone giuridiche che agli indagati. Un bottino che ammonta a un milione di euro e che alza il valore complessivo dell’intero patrimonio sequestrato a tre milioni.
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