Un’eccellenza della terra di Calabria inorgoglisce la città bruzia, sua terra natia, per alcune scoperte scientifiche all’avanguardia. Francesco Iacono è il chirurgo ortopedico cosentino che sta contribuendo a disegnare, con l’equipe del professore Maurilio Marcacci all’Istituto “Humanitas” di Milano, gli orizzonti futuri della chirurgia rigenerativa in ambito ortopedico. Il medico ha aperto una serie di ricerche sulle cellule staminali mesenchimali e sul loro impiego nella cura di patologie collegate all’usura della cartilagine articolare. Lo fa in qualità di responsabile dell’unità di chirurgia protesica e ricostruzione biologica articolare, di consulente del centro per la ricostruzione funzionale e biologica del ginocchio e di docente al corso di laurea in Infermieristica all’ Humanitas University. Il luminare calabrese ha, dunque, fatto conoscere altrove la sua scienza, apportando un notevole contributo alla chirurgia rigenerativa, in ambito ortopedico, nella cura di alcune patologie dell’anca e del ginocchio attraverso le cellule staminali. «Le cellule – ha spiegato Iacono – vengono prelevate dal paziente e, dopo una particolare procedura di trattamento, iniettate direttamente nell’articolazione danneggiata e nelle parti anatomiche che permettono il movimento delle estremità del corpo umano. Ciò che si pensa sul loro conto – continua il dottor Iacono – è che siano dotate di un potere immunomodulatore e che agiscano, a livello del sistema immunitario, da stimolatori naturali, promuovendo la risposta immunitaria. In ortopedia si utilizzano le cellule staminali adulte provenienti dal tessuto adiposo o dal midollo osseo. Si esegue un prelievo di tessuto che viene concentrato direttamente in sala operatoria e poi impiantato o iniettato nell’articolazione, ad esempio affetta da artrosi».Le ricerche condotte da Iacono sulla chirurgia rigenerativa hanno prodotto, in ortopedia, risultati molto incoraggianti: «È possibile intervenire nei primi stadi di artrosi sfruttando le capacità delle cellule mesenchimali di promuovere la rigenerazione della cartilagine; anziché ricorrere alla protesi metallica, si cerca di risparmiare i tessuti osteocartilaginei e legamentosi ancora integri e ricostruire i difetti presenti con dei biomateriali. Inoltre, è sempre più frequente l’uso di tessuti di banca, da donatori, come menischi, innesti ossei e osteocartilaginei o legamenti, che inducono le cellule staminali a rigenerare il nostro scheletro. Obiettivo finale di questa attività clinica è la ricerca e la realizzazione di una vera e propria protesi biologica».
Un contributo dalla portata rivoluzionaria, importante, insomma, che ha migliorato la qualità della vita anche dei pazienti più giovani: «Siamo ancora agli albori di questa affascinante area di ricerca – ha concluso –. Molto resta da chiarire sul reale potenziale di queste innovative metodiche e la nostra missione sarà quella di lavorare con gli scienziati di base per rendere sempre più efficace l’utilizzo dei prodotti biologici».