Le paure di Cosenza sono nascoste negli sguardi spenti di piccoli imprenditori e bottegai incapaci di ribellarsi al malaffare che continua a mangiarsi le loro vite. Sono in catene, prigionieri d’un esercito di malacarne che li ricatta e li spreme perchè qui la ’ndrangheta è rimasta padrona con vecchi e nuovi boss che si contendono il territorio e ricorrono ai metodi che resistono al tempo per imporre la “mazzetta”.
Soffocano, spremono fino all’ultima goccia di sangue le loro vittime, costringendole a pagare. Il fuoco spesso serve a piegare le resistenze di quei pochi che non vorrebbero arrendersi ma che sono costretti a cedere.
Quell’odore di bruciato sarebbe lo stesso di quello sprigionato dalle fiamme “sospette” che ieri, all’alba, hanno seminato la distruzione in una pescheria-ristorante di via Nicola Serra. Un rogo che si sarebbe sviluppato poco prima delle 6.
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