Ergastolo. La parola che definisce la pena più alta prevista dalla legislazione penale. Il carcere a vita non lascia speranza di redenzione (se non interiore) e trasforma i detenuti in sepolti vivi. Non è mai facile per le Corti d’assise deciderne l’applicazione, né per i pubblici ministeri richiederla. Valentina Traetta e Giulia Rana hanno ricostruito, ieri in aula, a Cosenza, le fasi di uno dei crimini che più hanno impressionato l’opinione pubblica calabrese negli ultimi dieci anni: la duplice uccisione, nel cimitero di San Lorenzo del Vallo, di Edda Costabile 77 anni e Maria Ida Attanasio, 52, madre e figlia. L’assassino per ucciderle ha impiegato 90 secondi. È entrato nel camposanto mostrando la freddezza d’un “professionista”: ha puntato dritto alle vittime, incurante della gente presente; ha sparato e, quindi, ritornando alla sua auto è fuggito raggiungendo in quattro minuti l’area antistante il santuario della Madonna delle Grazie. Poi è svanito nel nulla per un paio di giorni, infine si è presentato ai carabinieri. Ma non per confessare. Anzi, ha subito dichiarato d’essere innocente. Successivamente è stato arrestato e l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti ha ottenuto il sigillo prima del Tribunale della libertà e, poi, dalla Corte di Cassazione. Tutto, almeno in fase di indagini preliminari, è apparso chiaro. E riscontrato. Il movente della vendetta; l’assenza di un alibi credibile; l’immotivato volontario allontanamento dopo il duplice delitto dall’abituale luogo di residenza; le riprese effettuate dalla telecamere installate lungo le strade che collegano al cimitero il centro abitato e il santuario dove è stata ritrovata l’auto dell’imputato. È mancata solo l’ammissione di responsabilità del presunto omicida: Luigi Galizia, 34 anni, che è in carcere da più di un anno. I magistrati requirenti della procura di Castrovillari, diretta da Eugenio Facciolla, hanno riavvolto i fili sciolti di questa storia di sangue e lutti mettendo insieme date, orari, circostanze, contributi filmati, perizie balistiche. I pm Traetta e Rana non hanno lasciato molti varchi alla difesa ricordando pure come il barbaro crimine debba essere considerata la risposta all’uccisione di Damiano Galizia, consumata il 26 aprile del 2016 da Franco Attanasio, figlio di Edda e fratello di Maria Ida. L’omicida confessò la paternità del delitto, compiuto in un appartamento di Rende e per il quale è stato successivamente condannato dal Gup al carcere a vita.
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