Appuntamento a sabato. Da Palazzo dei Bruzi confermato che arriverà nel fine settimana la chiusura sud di viale Giacomo Mancini per consentire l’avvio dei lavori più invasivi relativi alla realizzazione del Parco del benessere all’interno del quale tra verde e spazi per lo sport, il divertimento dei bambini e degli adulti, aree di aggregazione e molto altro correrà il treno (elettrico) che correrà verso Rende e il campus universitario di Arcavacata. Occhiuto ha chiesto e ottenuto dalla Regione, tra i famosi interventi che ritiene migliorativi dell’idea iniziale, l’eliminazione dei cavi elettrici sospesi nel tratto in cui la tramvia attraverserà viale Giacomo Mancini. Cioè tutto il troncone cittadino per un totale di 1,6 chilometri. Lungo questa lunga lingua a rotaie il treno sarà alimentato da una batteria interna per poi cominciare a viaggiare spinto direttamente dalla linea elettrica a Rende. Ma pure oltre Campagnano è previsto un tratto a batteria.
Cambia la viabilità
Resterà aperta la corsia nord, quella che dal centro cittadino viaggia verso il carcere e Rende. Sarà a senso unico anche per lasciare disponibili i parcheggi esistenti lungo la carreggiata nel tratto più centrale dell’arteria, dove tra l’altro garantiscono uno sfogo fondamentale alle moltissime auto che ogni giorno entrano in città e raggiungono il centro per uffici e negozi.
Per il momento, in attesa che siano disponibili altre possibilità di viabilità alternativa, a cominciare dalla strada che correrà lungo la sponda destra del fiume Crati, il traffico da e per il centro dovrà muoversi lungo via Popilia che resterà a doppio senso di circolazione e via 24 Maggio a senso unico da sud verso nord.
C’è chi dice no
Resta più che attivo il fronte dei contrari alla mega opera. Tra i più attivi c’è il movimento Noi che sottolinea: «L’apertura del cantiere della metro tranvia rappresenta, per l’ennesima volta, come l’arroganza sia al potere di questa città e di questa regione, e come si trovi continuamente a braccetto nel momento in cui c’è da decidere insieme, su appalti milionari che condannano la società ad un futuro di schiavitù, e che non hanno nulla di moderno e positivo. La Metropolitana Cosenza Rende è un intervento non solo inutile, ma altamente invasivo, antiquato nella tecnologia, fortemente inquinante e antieconomico. Lo hanno sostenuto esperti che hanno motivato ogni dettaglio. L’utilizzo di mezzi su ferro risalgono ai primi del 900».
I tempi
Per realizzare l’opera si parla di 900 giorni dal momento dell’ok al progetto definitivo che è arrivato più o meno a fine maggio. «Ci vorrà la fine del 2020», assicuravano nei mesi passati su queste colonne dalla Regione. Obiettivo che appare ambizioso ma che, ribadiscono dalla Cittadella, è realizzabile.
L’unione che non c’è
Parallelamente al mega cantiere della metropolitana leggere dovrebbero viaggiare (ma se ne parla da troppo tempo per non essere almeno scettici) i lavori per unire Viale Mancini al di qua con Viale Principe al di là del Campagnano.
Un accordo in questo senso è stato raggiunto nei giorni scorsi dai due sindaci, Occhiuto e Manna, affiancati dal presidente della Provincia Franco Iacucci. Il progetto prevede la riqualificazione del vecchio ponte in ferro delle ferrovia sistemato al termine del tratto cosentino, dopo l’ultima rotonda sul vialone. Ma anche la costruzione ex novo d’un altro attraversamento del Campagnano per le bici, parallelo a quello esistente. Nel municipio rendese c’è già un progetto e un rendering che il dirigente dell’ufficio tecnico ha elaborato da tempo. Ma il caso è seguito da anni anche dall’ingegnere Pino Iacino.
Nei giorni scorsi, comunque, Manna ed Occhiuto, assieme a Iacucci, hanno concordato sulla volontà di accelerare.
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