Marlane 2: scavi e carotaggi stanno riportando alla luce quanto ancora rimasto disseminato nell’ex area della fabbrica. Per il secondo giorno consecutivo si sono ritrovati al capezzale del dismesso edificio, osservato speciale della Procura di Paola, tecnici incaricati dal giudice per le indagini preliminari, carabinieri, avvocati e consulenti. E naturalmente le famiglie. Famiglie ormai decimate dai morti per tumore che hanno chiesto giustizia alla magistratura.
La fabbrica che ha rappresentato una prospettiva di crescita economica del territorio fino agli anni ‘90, è finita per diventare una minaccia per le popolazioni. Una minaccia ancora attuale. Dodici anni dopo si scava ancora nell’area dell’ex Marlane. Le operazioni volute dal capo dei pm di Paola, Pierpaolo Bruni, e dal suo sostituto, Valeria Teresa Grieco, sono state effettuate all’interno e all’esterno della fabbrica di Praia a Mare. E proseguiranno anche nei giorni a venire.
Le cause delle morti e delle malattie saranno da ricercarsi all’interno della fabbrica dove non sarebbero stati utilizzati, adeguati accorgimenti nei processi di lavorazione. I reparti all’attenzione dai magistrati sono diversi: tintoria, fissaggio e tessitura, il laboratorio colori. Ma anche le mura limitrofe e l’esterno. I periti dovranno effettuare due apposite perizie per poi completare il lavoro con una eventuale terza finale (perizia medico legale, tossicologica, epidemiologica e statistica). L’inchiesta punta a trovare un nesso tra morti, malati di tumore e lavorazioni in fabbrica. Servirà per correlare le sindromi tumorali e le patologie riscontrate rappresentate dalle cartelle cliniche (relative ai dipendenti) e il complesso delle sostanze chimiche presenti nel ciclo produttivo dello stabilimento Marlane di Praia a Mare. Nel procedimento oltre 100 persone sono le parti civili, per lo più parenti delle vittime. I decessi di 30 persone nel faldone Marlane 2 sono definiti “nuovi” perché non sono stati trattati nel primo procedimento. Uomini e donne deceduti, secondo le accuse, a seguito della continuata presenza nel tempo nei locali dove si svolgeva il processo produttivo. La sentenza depositata l’1 febbraio 2018 nell’appello del primo procedimento Marlane riconosce in ogni caso che si è concretizzato il disastro ambientale. Terminate le operazioni occorrerà attendere i risultati dei vari campionamenti e prelievi disposti. Poi la relazione sarà presentata, si presume il 30 ottobre, come da data fissata dal gip.
L’incidente probatorio in corso a Paola si riaprirà a dicembre. Sono sette gli indagati, a vario titolo (molti dei quali nella veste di responsabile di stabilimento pro-tempore): Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco (ex sindaco e responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003), Attilio Rausse , Silvano Stoner e Antonio Favrin (che è stato amministratore delegato e vicepresidente della Marzotto dal 2001 al 2004).
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