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Doccia fredda Tutino, c'è una sola domanda: Giuffredi, perché? Parole che mortificano, precisazioni gratuite e crudeli

C'è un mondo in cui avvengono le cose della realtà e uno un po' più distaccato, abitato da passioni, speranze ed emozioni. I tifosi, di qualsiasi squadra, hanno la residenza nel secondo. Perché, in fondo, sognare e poter credere di essere meglio di ciò che si è... non costa nulla, pur restando consapevoli che il pianeta vero è un altro. La propria squadra è la migliore possibile, non ce n'è. Ecco perché mortificare queste passioni, sminuirle, metterle a confronto è un esercizio tanto gratuito quanto crudele. Le parole del procuratore di Gennaro Tutino, Mario Giuffredi, vanno ben al di là della sostanza e non appartengono né al pianeta dei sogni né a quello della realtà. Li “bucano” entrambi.

L'agente dell'attaccante del Cosenza (perché da ieri è a tutti gli effetti un giocatore del Cosenza e non più un prestito o una concessione altrui) si è comportato come quei bambini a disagio durante una festa, che vedono gli altri divertirsi, non riescono proprio a godere di questo clima gioioso e così decidono di prendere l'idrante, in giardino, annaffiando ospiti e festoni; e poi, non contenti, danno una spinta al carrello della torta e la fanno spiaccicare a terra.

Perché Giuffredi ha rovinato la festa di un popolo che sarà anche appassionato ma non è affatto scemo: sa bene che il riscatto di Tutino può rappresentare solo un passaggio ed essere l'anticamera di una cessione. Sa bene che la serie A è meglio della serie B (che senso ha sottolinearlo con questa perentorietà?). Sa bene che un ragazzo di 27 anni, per quanto innamorato di un posto che lo rende magico, fatto di gente che gli ha consegnato virtualmente la fascia di sindaco del popolo, può e deve legittimamente ambire a prendere l'ultimo treno verso quella consacrazione definitiva (troppe volte mancata). E, allora, ha poco senso ricordarglielo, ancora meno in quel modo.

Giuffredi ha scelto le parole peggiori possibili per colpire il presidente Guarascio (che con gli agenti dei giocatori non ha mai avuto grande affinità, ma stavolta ha avuto solo la “colpa” di esercitare un suo diritto...) perché poi le schegge di queste parole tanto incaute quanto fuori luogo si sono conficcate nell'orgoglio dei tifosi. Sempre quelli lì, che abitano su un pianeta ideale, ma conoscono anche benissimo quello della realtà. Il tutto mettendo in grandissima difficoltà il suo assistito, perché Tutino ama davvero Cosenza anche se l'ambizione lo porta (lo porterà) altrove.

E allora la domanda è una: perché? Forse Giuffredi aveva fatto male i conti e già si strofinava le mani immaginando laute commissioni altrove: a Cosenza, un po' per abitudine societaria un po' per scelta, non le guadagnerà mai. Solo che adesso il pallino del gioco non ce l'ha più lui. Dovrà trattare con Guarascio che per la prima volta nella sua storia di presidente del Cosenza è sembrato uno del popolo rossoblù. Ma adesso deve resistere, soprattutto dopo essersi dotato di uno scudo preziosissimo come il dg Ursino. E alle sue spalle avrà un esercito di appassionati consapevoli che il patron stavolta ha fatto la cosa giusta per alimentare le loro passioni, nonostante ci sia chi con l'idrante stia cercando di spegnerle proprio come quel bambino dispettoso.

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